Philippe Forest ha tenuto oggi una conferenza sul suo nuovo libro insieme alla docente di letteratura francese e sua traduttrice Gabriella Bosco. L’opera, intitolata “Un destino di felicità” (Rosenberg & Sellier), è un ibrido tra un saggio e un romanzo.
Il libro gli era stato richiesto per una collana da ventisei, esattamente come le lettere dell’alfabeto; ne è risultato un abecedario ispirato ai componimenti poetici di Arthur Rimbaud, all’interno del quale l’autore conferisce a ogni capitolo una parola presa in prestito dal poeta. A ogni termine imposto e analizzato, egli propone una riflessione tratta da esperienze personali: ne deriva una sintesi autobiografica delle sue opere e del suo pensiero.
Forest è sempre stato considerato l’autore della “morte”, in contrasto con la scelta del titolo: scavando nel profondo tuttavia è possibile intuire come l’esperienza personale tragica dello scrittore francese si sia evoluta in una ricerca della felicità. Nel corso della conferenza sono stati analizzati anche i temi collegati ad alcune parole: la “iella”intesa come fatalità negativa che perseguita il poeta romantico fallito nella vita ma glorioso sul piano poetico; la “formula” scelta per il libro che frutto di una lenta composizione; e infine il termine “testimone” riferito al ruolo dell’artista che rende testimonianza nella sua opera di quanto vissuto.
Ha terminato l’incontro con un suo personale ricordo dell’infanzia riguardo i suoi primi approcci alla lettura, proponendo una riflessione su quanto noi, ormai abituati a leggere, non ricordiamo più cosa si provasse a non saperlo fare.
Alice Astegiano, Alessia Di Salvatore
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