Quest’anno al Salone è per la prima volta ospite una lingua e non un paese. La lingua spagnola è la protagonista di molti incontri di questi giorni tra cui l’intervista a Emiliano Monge, uno dei più famosi scrittori messicani contemporanei. Nel corso del dialogo di sabato 11 maggio con Giordano Meacci, sono stati sviscerati i temi principali dei suoi tre libri più importanti: Terra bruciata, Cielo arido e Morire di memoria. Primo tra questi l’importanza della memoria che viene considerata il fulcro della narrazione e il nutrimento della letteratura. Essa inoltre è l’altra faccia della medaglia rispetto alla immaginazione: il romanzo di finzione acquista verosimiglianza dall’unione delle due.
I libri di Emiliano Monge sono riconoscibili grazie allo stile narrativo cangiante, carnale e polveroso. La sua ricercatezza lessicale non sfocia però in un manierismo fine a se stesso, ma al contrario definisce e dà corpo a situazioni che non sarebbero in altro modo esprimibili. Un’altra particolarità del suo stile è quella di dare peso significativo alla carnalità e alla passione tipiche dello stile messicano. Tuttavia i suoi romanzi non trattano di tematiche scontate, bensì di reali problematiche del suo paese natale. La riflessione sulla tratta degli schiavi, per esempio, è concepita in una fusione di complessità e linearità.
La penna di Monge, sebbene dipinga un universo così lontano e diverso dal nostro, riesce con maestria a coinvolgere intimamente i lettori con i suoi romanzi fortemente autobiografici.
Antonia Romagnoli e Emilia Ciatti
Liceo Ariosto di Ferrara
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