“In mare aperto basta lo schiaffo di un’onda per ribaltare un’imbarcazione”, così ha esordito Saviano alla conferenza, per mettere in luce la facilità con cui venga trascinata sul fondo anche una pesante verità. E’ più facile abbandonarsi alle bugie che ci vengono dette, che fidarci di una verità non immediata, ma difficile da concepire, che ha bisogno di tempo per essere compresa. Roberto Saviano, con “In mare non esistono taxi”, cerca di riportare a galla quanto ci viene nascosto e negato: la tragedia che tutti i giorni affrontano i migranti che vorrebbero raggiungere un luogo sicuro, un luogo dove poter sperare in un futuro migliore. Questo libro è una testimonianza: Saviano riunisce le prove, le fotografie scelte dai lavori di diversi importanti photo reporter, come Olmo Calvo, Carlos Spottorno, o Giulio Piscitelli, i segni dei maltrattamenti riportati sulla pelle di chi riesce a salvarsi. Il ruolo della fotografia è fondamentale per comprendere fino in fondo questa realtà, per entrare in empatia con i protagonisti delle immagini e per rendere nota la mostruosità di un viaggio che lascerà per sempre delle ferite profonde. Giulio Piscitelli è stato il primo fotografo ad essersi imbarcato su un gommone con i migranti e ad aver condiviso la loro esperienza. Insieme alle storie dei fotografi, di come sono giunti a questo tipo di percorso, in che modo affrontano il loro lavoro, ci sono anche le storie di alcuni sopravvissuti alla tragedia in mare e nei lager libici.  Non conoscendo il loro passato, come è possibile giudicarli? Come li si può accusare di rubarci il lavoro? Con che coraggio possiamo trovare in loro un capro espiatorio? Per smentire queste voci, Saviano mette in luce i lati nascosti di quanto ci viene detto, come la partecipazione del governo italiano al finanziamento dei campi di detenzione in Libia. La verità viene occultata  grazie all’eliminazione delle numerose testimonianze dirette, ritenute politicamente pericolose e si finisce così per credere a tutte quelle notizie ed informazioni false che media e giornali ci propinano. Le ONG rappresentano un testimone oculare fondamentale, ma il loro lavoro di salvataggio nel Mediterraneo è stato bloccato, e le loro voci sovrastate. L’unico modo per arrestare questo fenomeno è non smettere mai di cercare la Verità e di combattere perché informazione e cultura non diventino strumenti politici.

Letizia Capezzuto