Molteplice, visionario, sconfinato. Questo è il nuovo romanzo di Enrique Vila-Matas intitolato Un problema per Mac, che sfugge ad ogni tentativo di classificazione. “È un saggio sui limiti del ventriloquismo, un elogio della ripetizione, una riflessione sull’utilizzo delle epigrafi, un trattatello sull’effetto che i racconti hanno sulla vita, un trattato sulla sparizione” ipotizza Paolo Di Paolo, mediatore dell’incontro di sabato 11 maggio al Salone. D’altronde, data la molteplicità di temi, risulta quasi impossibile inquadrare il romanzo all’interno degli schemi convenzionali: Mac, il protagonista, è uno scrittore esordiente che si pone l’obiettivo di pubblicare, come primo libro, un romanzo postumo; questo paradosso viene poi rafforzato da una riflessione sul “destino creativo” della scrittura, incorniciata da una miriade di citazioni, sia vere che fittizie. La letteratura, come ribadisce l’autore, è infatti un artificio all’interno del quale il vero e il falso si mescolano e diventano indistinguibili, aspetto che la rende “un’esperienza unica”. “Cominciando a scrivere si smette di essere scrittori”, sentenzia Vila-Matas: questa è la contraddizione di cui lo stesso Mac è la personificazione, incespicando nel vorticoso cataclisma dell’esistenza umana alla ricerca di un senso. Il protagonista “si nega, si traveste, si sospende”, prigioniero della ripetitività di un tempo che sfugge inevitabilmente al suo controllo.
Enrique Vila-Matas è un autore poliedrico, esperto emulatore dei grandi del passato e inguaribile sognatore, capace di raccontarsi con pungente ironia e portatore di un grande insegnamento: incondizionata fiducia nei confronti del potere della letteratura.
Margherita Baldazzi, Liceo Ariosto Ferrara
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