L’incontro tenutosi nella Sala Bronzo si è aperto con l’intervento di Murat Cinar, un ragazzo turco proveniente da Istanbul, che ha voluto condannare la disinformazione come la principale causa della discriminazione di cui abbiamo sentito e sentiamo parlare sempre più spesso. Quindi ha proseguito nell’introdurre Antonella De Biasi, l’autrice di “Curdi: la nazione che non c’è”, che ha esordito descrivendo il suo libro come il racconto una parte di realtà con l’intento di di aprire un dibattito sugli esseri umani.

I Curdi sono una popolazione senza una loro nazione, ma che vive divisa in diversi paesi; il motivo di questa spaccatura va ricercato innanzitutto nella necessità economica dei paesi del Medio Oriente di creare dei confini e poi nell’astuzia dei paesi europei di approfittare dell’esistenza di varie tribù all’interno della comunità che parlano dialetti diverse e hanno diverse usanze per accentuare le differenze pensando ai propri interessi. Qualcuno si potrebbe chiedere: perché non si sono opposti a questo processo? In precedenza i loro villaggi erano situati sulle montagne e per questo motivo le famiglie e i vari clan vivevano separati da barriere naturali; già dall’inizio non erano quindi abbastanza uniti da poter fronteggiare una forza come quella occidentale. Il libro riflette questa loro caratteristica attraverso la netta separazione tra i capitoli, che risultando quasi forzata vuole mostrare come questi confini imposti siano in realtà astratti e inutili.

Antonella ha poi raccontato come la sua passione per questo popolo sia nata 15 anni fa quando ha iniziato a studiarne le festività e la cultura, ma come presto si sia resa conto di quanto ognuno di questi aspetti sia in realtà strettamente legato alla politica: ogni loro gesto, anche quello stesso di avere una propria cultura, è politico ed era quindi impossibile per lei discostarsi da questa sfera.

Un capitolo è anche dedicato alle donne curde: oggi sono conosciute tra di noi perché presenti sulle copertine di diverse riviste per la loro bellezza che rientra perfettamente nei nostri canoni, ma nel libro vengono raccontate le lotte che hanno dovuto affrontare in passato e tutti gli anni che hanno impiegato per acquistare queste consapevolezza e posizione.

L’autrice ha anche condiviso una curiosità sulla lingue: come si è già detto esistono diversi dialetti, ma è interessante come ogni circa 10 anni uno diventi molto più popolare dell’altro sia nella lingua parlata che nell’editoria: tutto dipende dalle leggi e dai divieti che vengono importi durante quel periodo, in quando ai curdi spesso non è permesso utilizzare la propria lingua.

Eleonora Liberti

Liceo Alfieri