In occasione dei 200 anni dalla pubblicazione de “L’Infinito” di Leopardi e in attesa del 700° anniversario dalla morte di Dante, venerdì 20 settembre 2019 nell’Auditorium della Regione di Pordenone, Alberto Casadei ha tenuto un’interessante conversazione con Alberto Giuliani e Chiara Valerio sul legame tra infinito e immortalità, mettendo a confronto le prospettive di ieri e di oggi.
La moderna visione di infinito nasce nel 1300, quando Dante tenta l’ascesa a Dio attraverso i tre regni ultraterreni; dall’infinito divino nasce il mondo finito, fatto di misure, pesi, numeri e limiti, superando i quali l’uomo andrebbe contro la propria natura, perdendo la concezione del mondo e di Dio stesso. Proprio per questo Dante, varcando la soglia del Paradiso ed entrando in Dio, rappresentazione dell’infinito, perde i punti di riferimento terreni, trovandosi di fronte a una tale immensità che le parole non riescono a coprire ed è costretto ad ammutolirsi.
Prendendo spunto dall’infinitezza di Dio nel Paradiso dantesco, si è poi passati a ragionare sull’immortalità, cui da sempre l’umanità aspira. A tal proposito è intervenuto Alberto Giuliani che, facendo riferimento al proprio libro “Gli immortali”, ha presentato al pubblico 8 vie (+1) per vincere la morte, o meglio provare a farlo.
Partendo da una fuga su Marte, attrezzati di tuta spaziale e passando per processi di crioconservazione, bunker extra-lusso sotterranei, collezione mondiale di semi, umanoidi, clonazione e genomica, siamo giunti all’idea di un futuro innovativo, dove DNA e ricerca saranno in grado di produrre una nuova genesi, ma sarà compito nostro scegliere se questo sarà il nostro destino.
Per Chiara Valerio, infatti, sono la memoria, i ricordi e l’uso della parola, ovvero le nostre capacità di umani, che ci rendono eterni: attraverso questi possiamo affrontare la nostra paura della morte e “infinitarci”, diventando invincibili.
Perché passare una vita a fuggire? Viviamo il presente e al tempo stesso guardiamo all’immensità dell’universo con la leggerezza di chi è consapevole che non tendiamo ad una fine, ma ad un infinito ricordo.
Marta Atzei e Gaia Vianello, Liceo “V. Alfieri” Torino e Liceo “M. Grigoletti” Pordenone
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