L’apparentemente solidissimo ed infallibile sistema politico di Putin sta vacillando. Questo l’argomento principale del dibattito svoltosi oggi presso il Ridotto del Teatro Comunale tra i giornalisti Irina Borogan e Andrei Soldatov, intervistati da Andrea Pipino.E’ subito emerso che primi scricchiolii si sono fatti sentire già con le proteste del 2011\2012 come conseguenza di manifestazioni vaghe negli obbiettivi e nelle richieste. A queste “proteste degli slogan”, rivelatesi fallimentari proprio per la loro superficialità, si sono oggi sostituite forme organizzate di contestazione, guidate da giovani studenti che non vogliono rassegnarsi al futuro che si sta delineando nel loro paese, fatto di corruzione, violenza, e repressione.  Scendono in piazza con l’intenzione di “difendere”, schierandosi anche al fianco di chi proviene da un ambiente differente, in senso sociale e geografico, non limitandosi solo a Mosca, ma manifestando in tutta la Russia. Questa volta le richieste del popolo sono specifiche, così come specifico è il giornalismo d’inchiesta portato avanti da Borogan e Soldatov, che mira a divulgare capillarmente i dati precisi che, per la prima volta dai tempi dell’URSS, cominciano a giungere nelle loro mani.

Questo processo, nella Russia di oggi, resta comunque molto complesso e delicato, dal momento che Putin esercita un controllo pressoché totale sul flusso delle informazioni accessibili al pubblico. Significativo è l’episodio relativo alle statistiche sulla percentuale di cittadini che appoggiano il governo, inizialmente indicanti il 30% e poi immediatamente rettificate con uno strabiliante 70%. Gli sforzi di Putin per nascondere agli occhi della Russia e del mondo le crepe del suo regime di “democratura” sono ormai vani; come dimostrano le sanzioni imposte dalle altre potenze al paese, la repressione dei diritti umani è ormai evidente ed inaccettabile per tutte le categorie sociali. Il cambiamento sembra essere vicino, ma in molti si chiedono quanto tutto questo possa durare…dobbiamo aspettarci un nuovo Putin?

Ester Dall’Olio e Desiree Bindini