Se pensate di avere il controllo dei vostri dati e della vostra privacy vi sbagliate. Shoshana Zuboff, professoressa di economia Aziendale all’università di Harvard, espone senza mezzi termini la verità che nessuno vede nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Tutti i giorni accettiamo i termini e le condizioni dei siti a cui accediamo e delle applicazioni che scarichiamo (senza nemmeno rendercene conto). Le grandi aziende che offrono servizi online, come Google, dichiarano esplicitamente in che modo utilizzano i nostri dati: nel momento in cui noi li cediamo, loro possono condividerli con aziende terze e così ne perdono la responsabilità. Le nostre informazioni sono nelle mani di tutti grazie al nostro consenso, ma nessuno se ne preoccupa. Ogni nostra azione sul web viene registrata ed utilizzata per fare previsioni sui comportamenti che avremo in futuro:  l’obbiettivo è usarci a fini economici. Raccolgono dati, informazioni sulla nostra vita per influenzare le scelte che faremo; tutto questo, però, non rappresenta per noi un reale beneficio, ma aiuta a far funzionare l’economia capitalista. Pensiamo di accedere a servizi liberi e non vincolanti quando invece siamo noi l’elemento su cui si basa la loro economia.

Ad un occhio distratto la questione può apparire come marginale: perché preoccuparci di condividere le nostre informazioni se non abbiamo niente da nascondere? Non parliamo di un semplice problema etico, la verità è che le internet companies hanno ormai accesso ad una quantità tale di dati da permettersi di formare i nostri gusti e le nostre attività. Essendo ancora in pieno divenire dell’era digitale, non è possibile che i più capiscano il potere di questa Psicopolizia al servizio non del Socing ma del guadagno, ed è pura illusione pretendere che una politica fatta di vecchi miopi rispetto alla contemporaneità agisca in nostra difesa.

Informare è ad oggi la nostra sola arma.

Letizia Capezzuto, Liceo Alfieri

Agnse Cavazzini, Liceo Ariosto

Piervittorio Milizia

Elianto Zanotti