Nell’America Latina  i governi di Nicaragua, Venezuela e Cuba sono in crisi: gli ideali che li hanno ispirati sono ormai un remoto ricordo.

Nicaragua

“Devi lasciare il Nicaragua o questa notte verrano a prenderti”. Così il giornalista Carlos Salinas Maldonado ha scoperto di dover abbandonare la propria patria, insieme ad altri settantamila cittadini dell’opposizione. Per quale motivo? L’esule ci racconta la storia del proprio paese, segnata da tradimento, perversione e terrore.

Daniel Ortega, salito al potere nel 1979 dopo aver spodestato Somoza, diede vita a un governo ispirandosi a Fidel Castro. Presto però il suo progetto si tramutò in un regime familiare, nel momento in cui nominò la moglie Rosario Murillo vicepresidente e destituì violentemente gli altri ministri. Grazie al suo “sugar daddy” Chavez potè poi intraprendere una politica populista, facendo favori ai più poveri per ottenerne il consenso. Dal 2018 degenerò in una nuova forma di autoritarismo: il Nicaragua doveva essere un paese cristiano, socialista e rivoluzionario.

Oggi la situazione è insostenibile: il paese è permanentemente in stato di assedio, il dialogo fallisce continuamente; la popolazione è in lutto per i 321 studenti, che rappresentavano il futuro del Nicaragua, rimasti uccisi durante una ribellione.

Venezuela

“Abbiamo bisogno di elezioni libere” afferma Luz Mely Reyes.

Attualmente in Venezuela si assiste allo scontro tra due presidenti: Nicolàs Maduro, che ha ottenuto la carica tramite elezioni fraudolente nel 2018, e Juan Guaidò, autoproclamatosi a gennaio e riconosciuto come legittimo da 54 nazioni.

La situazione è paradossale: ci sono continui scontri tra le fazioni politiche, le ribellioni e la democrazia sono represse con armi vendute dall’Europa, non è possibile lavorare perchè non vi sono i mezzi e nessuno pensa ad assicurare le necessarie cure mediche, facendo salire esponenzialmente il tasso di mortalità.

Cuba

A Cuba dopo la morte di Fidel Castro prese il potere Miguel Diaz Canel, il quale s’impose con una politica autoritaria e soppresse il caratteristico spirito di rivoluzione volto al cambiamento. Sorprende il fatto che il tasso di criminalità del paese sia uno dei più bassi al mondo, ma Patricio Fernandez ci spiega che ciò è dovuto alla completa vigilanza dello Stato. Questo è infatti talmente presente nella vita del singolo che bisogna necessariamente obbedire; non esiste nè opposizione interna nè domanda di una democrazia che di fatto non conoscono.

“La situazione non può cambiare a meno che potenze come la Russia o la Cina sostengano il progresso di Cuba” conclude lo scrittore cubano.

 

Sveva Sacchi, Emanuela Strozzi