Oggi, venerdì 15 maggio, Rai Radio 3 Fahrenheit ospita vari incontri dell’edizione straordinaria del Salone internazionale del Libro di Torino 2020. Fahrenheit è una rubrica di Radio 3 che va in onda dalle 15:00 alle 18:00, dedicata a libri, idee ed eventi letterari che permettono l’incontro di opinioni di autori e lettori.

In occasione del primo incontro, condotto da Marino Sinibaldi, di questo “Salone virtuale”, abbiamo assistito a vari interventi di famosi scrittori e critici letterari.

Primo ospite Javier Cercas, scrittore stimato in tutta Europa, che ci offre, direttamente dalla sua tenuta nelle campagne spagnole, un’originale panoramica degli effetti dell’epidemia.

La letteratura è un campo molto sensibile ai grandi sconvolgimenti della storia, in quanto trae la sua linfa vitale proprio dal dolore, dall’incertezza e dalla paura di situazioni di crisi; scopo dello scrittore è infatti trasformare il male del mondo in opere d’arte che stimolino ammirazione e riflessione da parte del lettore.

Tuttavia Cercas ragiona sul fatto che una crisi mondiale come quella che stiamo vivendo molto probabilmente sarà oggetto più dell’ambito giornalistico che di quello letterario.  Esempio emblematico di questa riflessione è l’epidemia di Influenza spagnola del triennio 1918-1920. Nonostante questo evento sia stato più catastrofico, a livello di numero di morti, rispetto alla Prima Guerra Mondiale, lasciò molte meno tracce nella letteratura e nella coscienza collettiva. L’autore fa notare infatti che la Guerra è un evento cantato fin dai tempi omerici, al contrario dell’epidemia che è considerata una “essere” grigio e privo di senso epico.

Questa situazione di crisi porta tutti a riflettere sulle possibili conseguenze future: vedremo l’affermarsi dell’individualismo o il prevalere della solidarietà?

Cercas, nonostante creda che ci sia molto da imparare da questa esperienza, con sguardo pessimistico non è fiducioso nei confronti dell’essere umano, che solitamente ripete gli stessi errori del passato. Fa notare infatti che allo scoppiare dell’epidemia di COVID-19 in Italia, come avviene spesso in Europa durante uno grande crisi, si è verificata una vera e propria ritirata nazionalista dei singoli stati, che hanno mostrato una grande insolidarietà nei confronti delle aree colpite.

Più ottimistica è invece la visione dello scrittore ed ex- direttore del Salone Ernesto Ferrero, che ritiene che non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla psicosi ma imparare a convivere con questo “nemico invisibile”. Secondo lui infatti rinunciando alla voglia di vivere e partecipare tutto il mondo si impoverirebbe.

E proprio per questo, fa notare Giovanni Solimine, docente universitario, è importante supportare eventi e festival come il Salone internazionale del Libro, che consentono l’incrocio tra produzione e  fruizione culturale.

Riflessione finale e ricorrente, che vede tra gli ospiti molti pareri contrastanti, riguarda la reclusione dal punto di vista dello scrittore.

A riguardo Javier Cercas sottolinea l’importanza del rapporto e del dialogo scrittore-lettore. Ritiene infatti che un buon libro sia frutto “per metà dello scrittore e per metà del lettore “

Walter Siti nel suo intervento offre una visione decisamente differente: vivendo a Milano, città gravemente colpita dal virus, nonostante l’indelebile paura, presto si adatta alla sua condizione solitaria. Confessa infatti che, pur sentendo la mancanza del contatto umano, non rimpiange i numerosi viaggi per presentare i suoi libri, che non rappresentano per lui un valore. Al contrario, in qualità di scrittore, egli è abituato a lunghe reclusioni in casa durante i momenti di lavoro.

Termina l’incontro con un consiglio proustiano su come “sopravvivere” alla reclusione: proprio come lo scrittore ottocentesco, che era costretto a vivere in una stanza con le pareti di sughero a causa della sua malattia, si può impiegare questo tempo ricordando le esperienze e i momenti vissuti nella nostra vita.

 

Caterina Marchini e Elisabetta Mottola, Liceo V. Alfieri, Torino