In un mondo che si affida alla scienza e alle sue risposte nell’affrontare la grave crisi della pandemia, non mancano mai dubbi sugli eventuali limiti da porre allo sviluppo della scienza stessa, suscitati nel timore che possa rivelarsi controproducente o addirittura dannosa per gli interessi dell’umanità.
Antonio Ereditato, professore all’Università di Berna, direttore del Laboratory for High Energy Physics, è intervenuto al Salone del Libro in favore della ricerca e della conoscenza, sostenendo che il progresso scientifico non debba essere limitato dalla paura.
L’autore, che si occupa proprio della ricerca e in particolare nello studio e nella sperimentazione riguardante i neutrini, presentando il libro L’infinito gioco della scienza, realizzato con la collaborazione di Edoardo Boncinelli ed edito da Il Saggiatore, si è soffermato sulla necessaria fiducia che l’umanità deve nutrire verso il metodo scientifico.
Lontano quindi da ogni distopia che vede la scienza annientare o quantomeno influire negativamente sull’umanità, Ereditato ha ribadito il concetto citando Isaac Asimov: “Non sarà certo l’ignoranza a risolvere i nostri problemi”.
La vera domanda consiste probabilmente nell’interrogarsi circa la capacità umana di gestire la responsabilità che l’uso della scienza porta con sé, una sfida che in primis la politica deve affrontare e che ci riporta all’attualità e al delicato rapporto che intercorre in questo periodo tra il Governo e il famoso comitato tecnico-scientifico.
In soldoni, saremmo disposti a rinunciare alla radioterapia capace di curare i tumori per il rischio che vengano sganciate bombe nucleari, alla tecnologia che ci permette di tenerci in contatto anche a distanza in nome di maggior certezza nella conservazione della propria sfera privata?
Matteo Sartini e Francesco Vitali, LCS Vittorio Alfieri, Torino
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