«Molti pensano che la pandemia non sarà niente di più che un breve interludio e che riprenderemo nel 2022 quello che abbiamo lasciato in sospeso nel 2019: quella è una fantasia».
Queste sono le parole con cui l’economista, Premio Nobel 2001, Joseph E. Stiglitz inizia il suo intervento al SalTo Extra 2020.
Il suo discorso è stato incentrato su come la pandemia stia mettendo in luce alcuni dei maggiori fallimenti nella nostra società e nella nostra economia. Uno dei principali insuccessi è che i capi di stato non hanno supportato abbastanza la ricerca scientifica; infatti, secondo Stiglitz, se l’avessimo maggiormente finanziata, ci saremmo trovati in una posizione migliore nel rispondere alla crisi.
A dimostrare la sua tesi ha portato vari esempi: il Presidente degli Stati Uniti Trump per ogni anno del suo mandato ha chiesto la riduzione di un terzo delle spese federali per la ricerca, portando un ulteriore squilibrio nel rapporto tra il mercato, il governo e la società civile.
Il governo degli Stati Uniti aggravato la situazione togliendo fondi ai centri per il controllo delle malattie, all’Agenzia Federale responsabile per la salute pubblica e per il contenimento delle malattie infettive e chiudendo gli uffici della Casa Bianca per prepararsi alla pandemia.
Inoltre l’epidemia ha evidenziato alcune lacune nel settore privato: gli Stati Uniti hanno declinato l’idea di fornire le mascherine, gli strumenti di protezione e i test necessari sottolineando una miopia del mercato così chiara fin dal 2008. La pandemia ha esposto un’altra crisi particolarmente drammatica presente ovunque: il COVID-19 non è una malattia dalle pari opportunità, ma colpisce i deboli e soprattutto coloro che hanno una salute carente.
Non è così strano che gli Stati Uniti abbiano registrato il numero più alto di decessi: sono il paese che registra le maggiori disuguaglianze non solo nel reddito e nella ricchezza, ma anche in ambito sanitario, e il modo in cui stanno gestendo questa difficoltà ha portato all’aumento di queste disparità.
L’economista conclude affermando:
«Il tema del mio discorso: il mondo che verrà. Non deve essere nulla di ciò che ho descritto e un mondo alternativo è possibile. È un mondo fatto di uguaglianza e giustizia sociale guidato da nuovo contratto sociale che coinvolgerà l’economia ben regolata, così che il potere del mercato, lo sfruttamento e le altre forme di sovvenzione siano circoscritti.
Il potere dei nuovi governi non solo rafforzerà le norme, ma renderà importanti gli investimenti pubblici nel campo dell’istruzione, delle infrastrutture e della tecnologia.
Siamo società ricche e abbiamo i mezzi per fare tutto ciò, ci si auspica che le nostre risorse vengano gestite al meglio e ripartire più equamente.»
Tutti questi temi, sia altre domande che altre risposte, sono trattati più approfonditamente nel suo libro People, power and profits.
Michelle Anago e Agnese Davi, Liceo Ariosto di Ferrara
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