Dalla presentazione dell’evento, l’intervista ad Antonio Rezza e Flavia Mastrella si preannuncia “incrociata/ alternata/ mutante/ interscambiabile/ inossidabile/ inaffidabile/ invertibile/ ineffabile”.
Inizia. A porre le domande sono delle presenze che emettono suoni singolari, poi tradotti in sottotitoli rossi. Sembra però che Rezza e Mastrella capiscano direttamente le loro parole. Seguono risposte concise e veloci, accompagnate da inquadrature rapide, che non fanno altro che enfatizzare la dinamicità e la schiettezza dell’intervista.
I quesiti si susseguono uno dopo l’altro senza un preciso filo logico. Nonostante questo, è chiara l’intenzione di fondo dei due protagonisti: dare vita ad un reciproco scambio di idee in un contesto surreale privo di qualsiasi limitazione. La più totale libertà di espressione trova così un porto sicuro, permettendo agli autori di rivelare pensieri personali e inusuali.
“Spesso mi immagino le persone che vorrei vedere morte” dichiara Rezza. È un’affermazione macabra che, se venisse fatta in un contesto normale, susciterebbe incredulità e forse un po’ di ribrezzo, ma che risulta essere del tutto adeguata all’atmosfera nonsense creatasi.
Vengono trattati temi che non possono essere definiti allegri, alternati a questioni decisamente più leggere, alle quali, comunque, seguono risposte serie e ben pensate. Alla prima categoria, fa parte la domanda: “Come preferireste morire?”, alla quale gli intervistati rispondono con serenità: “Ucciso alle spalle. Così diventerei anche più leggendario” e ancora “Una cosa veloce, come un infarto o un ictus, non faccio distinzioni”.
Alla domanda “Qual è il tuo colore?” gli attori danno risposte decise, creano definizioni precise come “Il Rosso dà sicurezza”. Fanno così capire come non si debba avere pregiudizi su nessuna domanda, perché esprimere il proprio pensiero è sempre corretto.
In riferimento alla situazione pandemica attuale, Flavia tuona con un “Non ci migliorerà” e Antonio ribadisce con “Ha aperto le porte all’individualismo”. Una concezione pessimistica, contraddistinta da una visione lucida dei fatti, che viene condivisa da una buona parte della popolazione e della quale i due registi hanno voluto renderci partecipi.
Marco Piccinin e Matteo Del Col, Liceo M. Grigoletti, Pordenone
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