Julia Phillips, una delle più promettenti scrittrici contemporanee, ha ambientato il suo primo romanzo nella penisola russa della Kamchatka, regione caratterizzata da vulcani e clima rigido, i cui boschi sono abitati da orsi e i fiumi da salmoni. Il romanzo inizia con il rapimento di due sorelle, Alena e Sofija, e la tragedia viene riportata nell’immaginario comune. Ognuno dei dodici capitoli presenti nel romanzo racconta di un mese successivo alla scomparsa. Le narratrici sono delle donne vicine alle scomparse, le cui vite sono finemente intrecciate dal tragico avvenimento. Julia Phillips, incontrando il pubblico di Pordenonelegge, racconta il suo amore per la lingua russa e come abbia voluto ambientare un romanzo nelle terre che hanno sempre esercitato attrazione su di lei. In particolare, solo vivendo nella Kamchatka per un periodo, isolata dal resto del mondo, ha capito quali argomenti voleva trattare nel suo libro: i soprusi e le violenze, spesso sottili, vissute ogni giorno dalle donne del villaggio, unite ad una trama intrigante e misteriosa. Proprio attraverso le donne si snoda l’intreccio di fondo che ci porta a scoprire il destino delle due ragazze scomparse. L’intero romanzo si fa portatore della cultura russa e della Kamchatka, fortemente patriarcale ma in fondo non così diversa dalla nostra. Lo squilibrio di potere presente in Russia porta infatti ad una continua violenza fra gli abitanti della comunità, dove alcuni individui opprimono altri, perchè a loro volta si sentono inferiori e vogliono dimostrare il contrario a scapito degli innocenti. La dinamica fra i generi è inoltre diversa da quella americana: la donna russa, fino all’inizio dello scorso secolo, poteva essere madre o lavoratrice, ma non entrambe. Le cose sono cambiate e sempre più donne hanno iniziato ad avere figli e lavorare, avendo così molte responsabilità sulle loro spalle. Questo ha portato ad una crisi della mascolinità degli uomini, che, seppur spesso avvantaggiati dal sistema patriarcale, sono rassegnati a rimanere nella selvaggia regione per tutta la loro vita. La Philips sottolinea anche come il razzismo sia un tema attuale anche nelle piccole comunità russe: dove gli “outsiders” vengono disprezzati dai nativi del luogo a causa della loro diversa cultura. Sono spesso loro ad essere le vittime dell’odio di coloro che si sentono insicuri, e questo si riflette anche all’interno del libro. Infine, la scrittrice spiega la scelta del titolo del romanzo, “La terra che scompare” che richiama principalmente due avvenimenti narrati nei primi capitoli: la distruzione di un segmento di territorio da parte di uno tsunami e la scomparsa delle bambine. La scrittrice inoltre rivela il suo bisogno di trasmettere con il suo romanzo anche il senso di instabilità e disorientamento che permea l’intera vicenda. Giacomello Eva Laura e Zanetti Giulia, Liceo scientifico M. Grigoletti, Pordenone