“L’algoritmo è creato da noi, sta a noi farlo diventare il diavolo o l’acqua santa”.  Queste le parole di Francesco Morace intervistato oggi in Piazza Municipale. L’argomento principale è stato il ruolo che l’algoritmo esercita nella nostra società, quando identità, libertà e consapevolezza dipendono sempre più dall’intelligenza artificiale.

Con il ruolo di moderatore, Federico Taddia ha intervistato l’ingegnera Chiara Montanari, il sociologo sopra citato Francesco Morace e il ricercatore del CNR Maurizio Tesconi. Ad animare l’incontro, gli studenti del Liceo Ariosto e del Liceo Roiti (https://youtu.be/agc2FTlLuxY), che con brevi rappresentazioni teatrali hanno lanciato provocazioni a tema, suscitando molte domande. Tra queste qual è la differenza tra la nostra identità reale e quella virtuale è sicuramente quella principale. Oggi vi è infatti la tendenza a condividere buona parte della vita privata per il desiderio di essere i protagonisti, di conoscere e soprattutto di apparire. Ed è proprio l’algoritmo che regola questo meccanismo,  che condiziona le nostre scelte delineando così una personalità fittizia, legata a somiglianze e apparenze. Questa influenza agisce su ciascuno di noi controllandoci a tal punto da creare una vera e propria dipendenza, per la quale vita reale e virtuale non sono più distinte, alimentando un circolo virtuoso che coinvolge noi e chi ci circonda.

Ciò che noi dovremmo fare è liberarci dal controllo che l’algoritmo esercita su di noi ricordando che è uno strumento che ci semplifica certe azioni o situazioni: non decide al posto nostro. Nell’incontro di Piazza Municipale emerge la perdita di tempo che causa l’algoritmo, quando invece è stato creato per farcelo guadagnare. Dovrebbe fornirci informazioni che si sommano alla nostra conoscenza, non sostituirla. In questo modo manca la voglia di conoscere. Citando Aristotele “la conoscenza deriva dalla meraviglia”; l’algoritmo invece ci priva della ricerca del diverso, etichettandoci tutti come simili. L’algoritmo può essere paragonato ad una stanza chiusa e noi dobbiamo trovare la via d’uscita.

Francesca Salieri e Caterina Sassoli