Alberto Angela, celebre paleontologo e divulgatore scientifico, ospite al teatro Argentina di Roma in occasione della manifestazione Vita Nova del Salone del Libro di Torino, presentato da Giuseppe Culicchia, tratta del binomio antico-moderno parlando della vita di Roma Antica.

Secondo Alberto Angela lo stesso teatro Argentina è una rappresentazione della storia: il palcoscenico sul quale si trova è stato scenario di storie differenti ed è stato calcato da persone diverse fra loro e  – dice Angela – tale concetto può essere esteso a tutto il mondo.

L’ospite sottolinea poi quanto passato e presente possano essere collegati iniziando a parlare in primis delle differenze tra la Roma precedente e quella successiva all’incendio del 64 d.C., che ha portato alla costruzione della Domus Aurea e del Colosseo, ancora oggi visitabili, e alle persecuzioni dei cristiani, con la conseguente costruzione della Chiesa del Vaticano.

“Se non fosse accaduto oggi probabilmente vedremmo cose diverse” afferma quindi Angela, evidenziando in seguito le similitudini e le differenze che legano l’epoca presente con quelle passate.

Alcuni dei problemi moderni non sono certo punti dolenti soltanto del ventunesimo secolo: strade trafficate, “ZTL” e inquinamento causavano non pochi grattacapi anche duemila anni fa.

La stessa speculazione edilizia era propria della Roma antica: le insulae, simili agli odierni edifici popolari, costruite spesso con materiale di scarsa qualità, erano soggette a periodici crolli e a pericolosi incendi.

Questo aspetto è ad oggi migliorato, ma molti sono gli elementi che entrambi i periodi si invidiano reciprocamente. Anticamente il tempo era scandito diversamente, più lento, ma anche più breve. I ritmi più calmi ci mancano, ma, allo stesso tempo, i Romani invidierebbero senza dubbio la nostra aspettativa di vita che, rispetto alla loro, è raddoppiata.

Alberto Angela sottolinea poi l’importanza dei testi antichi, grazie ai quali scopriamo i piccoli dettagli della vita quotidiana.

Al mattino, per colazione, ci si recava alle popinae, equivalenti dei nostri bar, per consumare carne e vino, i ricchi, e verdure e polenta, i più poveri.

Al momento di pagare ci si serviva di monete il cui valore dipendeva dal peso, diversamente da quanto accade per quelle attuali, il cui valore è attribuito convenzionalmente.

Esisteva inoltre anche allora la figura del cambiavalute, che riconosceva le monete contraffatte facendole risuonare su delle superfici di marmo.

La tipica giornata romana poteva poi continuare con passeggiate nell’area del Foro Romano o del Circo Massimo, veri e propri centri commerciali moderni.

L’ospite evidenzia inoltre come anche allora esistessero luoghi di incontro nei quali i uomini e donne potevano “scambiarsi sguardi”, proprio come al giorno d’oggi.

Pone quindi l’accento sulle dinamiche della morale amorosa, più libera rispetto a quella odierna, poiché dava spazio a relazioni di ogni genere.

Nonostante la loro apertura in quest’ambito, molte abitudini proprie degli antichi, come la schiavitù o le lotte tra gladiatori, appaiono ad oggi inconcepibili.

“Per comprendere il passato si deve avere lo stesso approccio che si tiene quando si viaggia nel presente. E’ necessario rispettare la cultura, le tradizioni, la morale. Non ha senso criticare: era un mondo diverso”.

Lo stesso Alessandro Magno portava avanti questa filosofia: cercava infatti di unire il meglio di più culture e non di soffocarle; a questo proposito Alberto Angela fornisce l’esempio dei matrimoni tra popoli diversi. Alessandro Magno, con l’Ellenismo, favorisce la costruzione di importanti opere pubbliche come la celebre Biblioteca di Alessandria d’Egitto e il Museo prossimo ad essa, nel quale si è calcolata, ad esempio, la lunghezza della circonferenza terrestre e si è progettato il primo modello eliocentrico.

“Forse la navicella che passa dal passato al presente è soprattutto il sapere, che ci dice tanto. I libri sono delle navicelle perfette.”

Benché siano soprattutto i testi che ci sono stati tramandati ad aiutarci nelle nostre scelte, basta guardarsi intorno per cogliere l’eredità che gli avi ci hanno lasciato.

Quindi gli antichi sono proprio come noi, vivono solo in epoche diverse e bisogna ricordare che il nostro modo di agire è frutto diretto di tutte le generazioni del passato.

Daniele Longobardo, Sofia Mazzaglia – Liceo L. Ariosto, Ferrara