La grande affluenza di persone alla biblioteca civica Villa Amoretti, ieri 14 Maggio 2016, in occasione dell’incontro con Simonetta Agnello Hornby, ha lasciato piacevolmente sorpresi sia gli organizzatori che la scrittrice stessa! Nel piano interrato della biblioteca ha avuto luogo, infatti, un’interessante chiacchierata tra Simonetta e Mauro Russo, portavoce del gruppo di lettura LeggerMente, durante la quale il protagonista indiscusso è stato l’ultimo libro della scrittrice, Caffè amaro.
Dopo una breve introduzione biografica dell’ospite, che dalla Sicilia si è trasferita stabilmente a Londra, dove ha aperto uno studio legale, e che nella vita di tutti i giorni si adopera per la difesa dei diritti dei minori, Mauro Russo ha dato inizio all’incontro citando un breve passo dal libro; mentre leggeva, ho avuto modo di accorgermi della forza travolgente che scaturisce dalle descrizioni a cui l’autrice sa dare vita. Si trattava di una riflessione sullo scorrere del tempo e sulla Storia, che è parte di ognuno di noi e alla quale tutti apparteniamo. A questo proposito, l’autrice è intervenuta portando il pubblico a riflettere su cosa davvero distingue gli esseri umani dagli animali: in fondo, i bisogni primari sono gli stessi. L’unica vera differenza, a suo avviso, è che noi, in quanto uomini, conserviamo sempre la coscienza del nostro passato ed essa ci aiuta nel mantenere salda la nostra identità: associa la Storia, e le storie che ognuno di noi ha alle proprie spalle, all’insegnamento, al ricordo, alla rievocazione di passioni che, mantenendosi vive nel tempo, ci dicono chi siamo.
Velocemente l’obiettivo si è spostato su come sia nata e si sia sviluppata la trama del libro: Simonetta ha impiegato ben 5 anni per portare a termine l’opera, mentre normalmente è molto risoluta e veloce nella stesura dei suoi racconti, e il risultato, inaspettatamente, è stato un libro con molte più pagine di quante normalmente sia abituata a scriverne. Ma d’altronde, man mano che procedeva con la storia, come avrebbe potuto evitare di inserire nel libro tutto ciò che di nuovo vedeva, sentiva e sperimentava in prima persona?
Innanzitutto ha raccontato di aver avuto una nonna, Maria, di cui tutti i parenti siciliani parlavano con il massimo rispetto e la massima stima: era citata come esempio in ogni contesto, tanto che, fin da ragazza, Simonetta ha cominciato a evocare il suo ricordo quasi con insofferenza. Come obiettivo si era fissata, quindi, di raccontarne la vita, stravolgendo il corso degli eventi grazie alla figura di un amante ebreo che si sostituisse al marito e con il quale la protagonista intrattenesse una controversa storia d’amore.
Mauro Russo ha chiesto alla scrittrice se, essendo Maria descritta come una donna moderna, pur appartenendo a una società molto chiusa come poteva essere quella siciliana a cavallo tra il XIX e il XX secolo, con questo personaggio avesse voluto sottolineare un processo di emancipazione femminile o se, per definirne il carattere e l’atteggiamento, avesse semplicemente attinto da storie di donne siciliane dell’epoca.
È emerso che, nonostante le donne di oggi siano molto più emancipate e autonome, in realtà le donne siciliane di fine ottocento (della quali Maria è un esempio) avevano più potere, almeno per quanto riguarda il ristretto contesto familiare in cui si muovevano: lei, ad esempio, non ricorda di aver mai disobbedito a sua madre e le donne più anziane della sua famiglia erano la maggiore fonte di consigli, i quali venivano immancabilmente seguiti da tutti; adesso, invece, le madri hanno poca influenza sui figli, che si allontanano dal loro grembo con più disinvoltura e autonomia di un tempo.
Un altro personaggio su cui Simonetta è stata invitata a discutere è Giosuè, il già citato amante ebreo. Egli ha una storia difficile alle spalle e si lega alla protagonista prima attraverso una forte amicizia e poi con una storia d’amore lunga 20 anni, fatta di separazioni e allontanamenti, durante la quale porta avanti diverse relazioni con altre donne. È un uomo affascinante, bello, e l’autrice non condanna apertamente il suo atteggiamento infedele; lo considera il personaggio maschile più amabile del libro, contrapposto a Pietro, il vero marito di Maria, un personaggio che, invece, poco si presta alla stima e all’approvazione collettiva e che le ha sempre ispirato pena e compassione. Proprio per questo ha deciso di addolcirne i tratti, nonostante nella storia sia un pessimo marito e un pessimo padre, in modo da renderlo un po’ più amabile. Da quanto è risultato durante l’incontro, il tentativo, sorprendentemente, ha avuto molto successo, tanto che le lettrici di LeggerMente hanno apprezzato più lui che Giosuè.
Interessante è stata anche l’affermazione di Simonetta riguardo ad un particolare “dovere” che secondo lei ogni scrittore dovrebbe tenere in considerazione: invogliare alla lettura dei propri racconti, ma anche favorire e far conoscere altri libri e altri autori al proprio pubblico, creando così una fitta rete di citazioni e richiami che si possano trasformare in altrettanti spunti di lettura. È lei la prima, in Caffè amaro, a citare diverse frasi d’amore di Federico De Roberto, che considera il migliore scrittore siciliano, in quanto le ritiene molto più efficaci di quelle che potrebbero nascere dalla sua mano. In questo modo allude tacitamente alla ricchezza dell’operato del suo stimato “collega”.
Molti altri sono stati gli interventi e i temi sollevati da Mauro Russo e dal pubblico, che hanno dimostrato l’acutezza con la quale il gruppo di lettura LeggerMente ha affrontato l’analisi del libro, e ai quali Simonetta ha saputo rispondere in modo esaustivo e appagante, lasciando i presenti entusiasti e soddisfatti dell’incontro!
Sara Tavella, Liceo Scientifico Copernico, tutor SaloneOff
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