L’incontro è stato pensato per i giovani di oggi come per quelli di ieri. Infatti, uno dei temi principali dell’evento, era proprio indagare sulle differenze generazionali che si fanno via via più marcate con il passare dei decenni. Allo stesso tempo, quello della gioventù è stato il principale oggetto della curiosa indagine svolta da tre freschi, ed altrettanto affascinanti, romanzi. “Il regno degli amici” di Raul Montanari, “Gli anni al contrario” di Nadia Terranova e “La stagione che verrà”, scritto da Paola Soriga, sono stati letteralmente e fisicamente aperti, sviscerati, dai puntuali interventi e dalle domande della coordinatrice Rossella Postorino. Allo stesso modo, tre sono state le parole protagoniste della conferenza: amicizia, casa e futuro. La prima è stata ampiamente discussa, facendo emergere così un altro aspetto molto importante e per molti versi legato all’amicizia: l’amore. Perché l’amore altro non è che una forma più intima e personale dell’amicizia ma, mentre la prima è fondata sulla condivisione in un gruppo, la seconda non può sfuggire da quella forma di “sano egoismo” che la mantiene legata e schiava della coppia. L’amicizia è necessaria per tutti noi. Al di fuori del nucleo famigliare ci ritroviamo soli e sperduti, senza nessuno con cui parlare, nessuno con cui condividere le nostre esperienze, ed è proprio qui che nasce il bisogno di un amico. L’amore è diverso. Nasce quando non solo abbiamo bisogno di qualcuno, ma quando senza quel qualcuno non possiamo proprio stare.
La casa, assume invece un’importanza differente, come luogo vissuto e come luogo di passaggio, come rifugio e come contenitore delle nostre speranze ed emozioni.
Molti sono stati gli esempi portati dai singoli autori che, attingendo ai loro libri, ci hanno presentato i personaggi portando in auge le relazioni che questi avevano con le loro abitazioni, i loro luoghi d’origine.Alcuni erano costretti ad andarsene per motivi di lavoro, per altri la casa rappresentava un ostacolo da superare, spesso seguendo amicizie di strada, ma per alcuni rappresentava anche la culla dove dare vita a una famiglia.
L’azione, dunque, veniva messa in costante rapporto con il luogo di svolgimento della stessa: lo spazio. Per quanto concerne, invece, il futuro di questi giovani, le opinioni sono state chiare e per molti versi pure condivise. Il domani di oggi non è per niente uguale al domani che si immaginavano gli adolescenti di una generazione fa. Ora è cambiato tutto, si è sempre in contatto con il mondo intero, ci sono i social network e anche i desideri non sono più gli stessi di un tempo. I ragazzi una volta sognavano di poter arrivare alla scuola elementare, ora si mira a diventare plurilaureati; mezzo secolo fa dalla vita si chiedeva di trovare un posto di lavoro tranquillo, magari nel paese natio, ora si sperano lavori originali situati in luoghi lontani, molto spesso fuori dal proprio stato. E’ una visione poliedrica del futuro nella quale ad evolvere, non è solamente l’ambiente circostante, ma, assieme con esso, evolvono anche le aspettative e la concezione stessa del “divenire”. Si parla dunque di un “metafuturo” che, nello stesso momento in cui arriva a cancellare il passato, cambia anche la sua stessa definizione. Il mezzo attraverso il quale il futuro si fa strada nella nostra società sono proprio i giovani che, con la loro inesauribile voglia di cambiare il mondo, si impegnano per dargli forma e realizzarlo nella miglior maniera possibile.
E’ proprio questo “Il coraggio di essere giovani”, da cui ha preso il nome l’evento. Un coraggio che non andrebbe mai perso perché anche se per definizione attribuito della gioventù, assieme a sconsideratezza ed incoscienza può, al di fuori di questa, adattarsi e sopravvivere. In un intervento di Raul Montanari si è detto che la gioventù finisce quando sparisce anche la voglia di vincere, quando si spera di pareggiare. Questo nella vita di un uomo o di una donna non dovrebbe mai avvenire, però è anche vero che le abitudini, le passioni, e gli hobby che maturano durante la primavera della nostra vita, vengono portati avanti per sempre e spesso tramandati anche ai nostri figli.
Il messaggio dell’incontro è chiaro: non lasciate che l’esperienza e la routine si sostituiscano completamente alla parte più ingenua ed innocente della vostra anima. Lasciatele uno spiraglio, una fessura da cui respirare l’aria della libertà e della felicità. Solo allora sarete davvero giovani.
Alberto Maluta – Lorenzo Modena
Liceo Michelangelo Grigoletti Pordenone
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