In guerra da quarant’anni, l’Afghanistan è un Paese che è visto come oggetto di desiderio dalle potenze mondiali. Ha infatti una posizione strategica, perché divide gli stati dell’ex Unione Sovietica dall’Oceano Indiano, ed è insieme al Pakistan, una frontiera naturale tra Iran e India.

La sua situazione geopolitica e quella geomorfologica sono state presentate la sera del 16 Marzo presso l’ex Convento di S.Francesco a Pordenone nell’ambito di Dedica Festival, che quest’anno ha visto come protagonista Atiq Rahimi. I relatori Manlio Graziano e Cristiano Riva, esperti in questo ambito, hanno saputo rendere un argomento così complesso piacevole e chiaro.

Nella prima parte dell’incontro, hanno voluto introdurre gli aspetti del Paese originario di Rahimi, facendo emergere vari temi, tra cui la lingua, le etnie, la religione e la storia.

Kabul prima e dopo il 1973

Dal punto di vista linguistico, il Paese è diviso in due parti: quella settentrionale, in cui viene parlato il Dari (lingua madre dell’autore afghano), e quella meridionale, in cui si parla la lingua dei Pashtun, che è una delle 230 tribù presenti sul territorio.

L’Afghanistan è anche la patria dello Zoroastrismo, religione che probabilmente ha influito sulla nascita di tutte le confessioni monoteiste.

I conflitti iniziano nel 1973, dopo che con un colpo di stato la monarchia viene abolita e si instaura un governo repubblicano. Da qui inizia la svolta: l’Afghanistan, infatti, non è sempre stato come lo conosciamo oggi. Precedentemente nel Paese le donne potevano studiare per diventare addirittura medico, indossare vestiti di qualsiasi genere e condividere con gli uomini il proprio tempo libero frequentando cinema o campus universitari.

Oggi la legge vigente è quella del Corano e la libertà degli afghani è decisamente limitata.

Lisa Amati, Olga Rodnichevskaya, Alessandro Pagotto, Liceo M. Grigoletti

 

Un pubblico che vuole capire

La seconda parte dell’incontro, invece, è stata dedicata alle domande da parte del pubblico. Dopo la spiegazione del professor Graziano, riguardante i legami economici creati tra Pakistan e Cina, il quesito è sorto spontaneo: l’alleanza tra questi due Stati, comporterebbe un avvicinamento tra quest’ultima e l’Afghanistan, dato il buon legame commerciale presente tra Pakistani e Afghani? La risposta è stata chiara: secondo il professore, teoricamente questo legame non sarebbe impossibile, ma, ora come ora, è reso tale data la presenza di numerosi terroristi che attraverso gli attentati metterebbero a rischio la sicurezza del commercio cinese. Per spiegare meglio il concetto, il professore ha portato l’esempio dell’India, che da anni sta cercando di costruire un’autostrada di collegamento con l’Afghanistan, ma (come il professore stesso ha detto) “per ogni chilometro costruito, i mujahidin ne distruggono due”.

Nella seconda domanda, è stata presa in considerazione la questione del porto di Gwadar (Pakistan), acquistato recentemente dalla Cina. Anche questa volta l’interrogativo è arrivato da sé: è un possibile avvicinamento di quest’ultima all’Iran, e di conseguenza alla Russia?

Afghanistan: centro di interessi geopolitici

E soprattutto, come potrebbero reagire gli USA? Per rispondere alla domanda, il relatore ha spiegato il vero coinvolgimento russo; in realtà quest’ultima potenza non avrebbe rapporti stretti con la Cina, ma userebbe l’Iran come ponte con l’India, che a sua volta avrebbe aperto rapporti con Giappone, Australia e USA per indebolire l’economia cinese.

Ciò che è chiaro è che purtroppo la situazione politica e religiosa dell’Afghanistan è tutt’ora molto travagliata e purtroppo molto probabilmente lo resterà anche nei prossimi anni.

 

 

Marco Bortolussi, Carolina Fanzago, Vesna Frangipane, Liceo M. Grigoletti