Oggi nella “sezione anniversari” il Salone del Libro Extra ricorda Albert Camus, intellettuale poliedrico che si interessò a varie attività, dalla scrittura alla drammaturgia. Saggista e attivista politico, partecipò alla vita collettiva del suo popolo in forme diverse, ma manifestando la stessa creatività ed impegno verso la verità.

Ospite di Paolo Flores d’Arcais è la figlia di Albert Camus: Catherine Camus la quale, ancora adolescente, vide il padre mancare. Ella ci rende partecipi dei suoi ricordi di bambina, di quando il padre accompagnava lei ed il fratello a fare passeggiate o di quando giocava a carte con loro. L’immagine che si crea nella mente di noi ascoltatori è di una vita famigliare tranquilla e serena. Un ricordo viene poi a galla: il padre, seduto sul divano non triste, ma solo.

Emerge dunque l’ambivalenza della vita di  Camus il quale ha voluto separare il suo ruolo di scrittore da quello di padre. I figli hanno potuto conoscere l’altra vita del genitore solo quando è stato portato alla luce il manoscritto incompleto di Il primo uomo, romanzo autobiografico dell’autore, pubblicato postumo dalla figlia. “Ora conosco mio padre, prima non lo conoscevo affatto”.

“Gestire la sua vita è stato difficile”, riconosce la figlia e di questo si è sentita molto orgogliosa verso il padre. Ella non ha mai preso le sue difese nelle controversie e nei dibattiti che si sono svolti negli anni perché riteneva che il padre potesse difendersi da solo. Uomo, di rivolta che era sempre al fianco degli esseri umani, come Flores d’Arcais sottolinea  citando una parafrasi fatta da Camus su Cartesio: “mi rivolto quindi siamo”; l’uomo in rivolta diventa un “solitaire solidaire”, un solitario solidale con gli altri uomini in rivolta.

Tuttavia queste parole sembrano astratte per la figlia, nonostante attribuisca alla rivolta un valore vitale e quindi solidale. Gli uomini in rivolta sono quelli che “dicono di no e dicono di sì per qualcosa”, precisa Catherine sottolineando che nel passato, come nel presente, le cose vengono delimitate in modo netto, o è bianco o è nero.

“Ma la vita non è così netta”: bisogna scegliere e bisogna trovare una giusta misura. La tensione permanente sfocia nelle rivolte ed in ogni rivolta si ritrova Camus. Rivolta che per lui doveva mantenere un fondamento morale e non sostenere la pretesa della storia di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato, come credeva Sartre.

L’intervista per mancanza di tempo termina con le ultime riflessioni sulla democrazia, valore fondamentale e legge mai infranta da Camus. “Democrazia è il rispetto delle minoranze” ricorda la figlia; per poter rispettare gli altri bisogna saper ascoltare. Tuttavia noi ascoltatori non siamo stati in grado di seguire le ultime parole di Catherine Camus: il tempo dell’incontro è scaduto.

Anna Di Garbo e Desiree Bindini,

Liceo Ariosto, Ferrara