Alberto Asor Rosa e Massimo Cacciari presentano oggi domenica 12 maggio i loro nuovi saggi “Machiavelli e l’Italia” e “La mente inquieta” in modo del tutto originale: l’uno parla del libro dell’altro, cogliendone reciprocamente le sfumature essenziali e i punti cardine.
“Destino è l’esserci inquieto ed insaziabile “. Questa è la citazione che, secondo Asor Rosa, concentra in sé tutto il vero significato dell’opera del collega, la quale delinea in maniera del tutto inedita i caratteri dell’Umanesimo, rappresentando una critica all’analisi spesso riduttiva che si fa di quest’epoca. Cacciari, nel suo saggio, “collega la dimensione umanistica ad un quadro enormemente più grande”, tracciando un percorso culturale che parte da Dante, passa per Petrarca e Boccaccio, arriva ai primi umanisti e sfocia in Machiavelli e Guicciardini, autori che i due considerano la “fioritura dell’Umanesimo”. Rappresentando entrambe le facce di questo periodo storico, quella più positiva e creativa, e quella invece più critica e tragica, il discorso di Cacciari costituisce, secondo Asor Rosa, “la saldatura tra una serie di passaggi culturali della nostra storia”.
“La politica è l’attività fondamentale per il nostro esserci” . Questa invece la citazione che racchiude, secondo Massimo Cacciari, il senso intrinseco del saggio del collega, incentrato sulla figura politica di Machiavelli e sul suo “dramma”. Il dramma machiavelliano, infatti, consiste proprio nella ricerca fallimentare dell’uomo politico, inteso, secondo l’interpretazione del filosofo, come colui che è capace di fondare Stati, provvedendo a soddisfare la necessità del tempo. Per fare ciò però quest’uomo dovrebbe scontrarsi con “l’arbitrio della Fortuna che vale pazzescamente, affrontando situazioni straordinarie (come quella del tempo di Machiavelli) con progetti folli ed audaci”. Alberto Asor Rosa si concentra anche sulle cause che provocarono il fallimento del “progetto folle” machiavelliano: la Chiesa e la mancanza di “partiti” negli staterelli italiani, caratterizzati invece dagli scontri tra fazioni.
Concludendo l’incontro Cacciari lancia una provocazione rivolta ai tempi attuali, sottolineando che, come Machiavelli spronava l’Italia a ritrovare “il suo conatus ad esistere”, lo stesso avremmo bisogno di fare noi, ponendo la domanda: “Non vi accorgete che senza Stato sareste servi?”.
Margherita Baldazzi e Desiree Bindini, Liceo Ariosto Ferrara
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