La mattinata domenicale si è aperta con Luca Indemini, giornalista de La Stampa e rappresentante dell’associazione Il Cerchio e le Gocce, che ha presentato Oltre al cemento, linee e colori: il viaggio è nell’arte di strada che rende unici i muri della città. Il ritrovo ha avuto luogo alle ore 10 al Bunker in via Paganini 0/200.
Dopo una breve presentazione dello staff, che ha accompagnato i partecipanti lungo il percorso, è stata illustrata la mappa in cui si snoda l’intera struttura, le attività che vi vengono svolte e le attrezzature messe in opera per realizzarla. La visita è stata una vera e propria rivelazione, dal momento che nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare spazi così ampi e un numero tale di graffiti che per qualità e dimensioni potrebbero senza alcun dubbio essere considerati delle autentiche opere d’arte.
Questa struttura è suddivisa in numerosi spazi che comprendono: palestre per fare yoga, siti attrezzati per fare parkour e freestyle con le BMX e con gli skateboard; è addirittura provvista di un orto recintato da un muro con un graffito lungo circa cento metri, un laghetto artificiale per fare wakeboard (disciplina poco conosciuta nel nostro paese, ma che sta cercando di affermarsi anche qui).
Dopo un piccolo break con caffè e brioches, offerto dall’organizzazione del Bunker a tutti i partecipanti, il gruppo è ripartito alla scoperta di altri capolavori.
Questo viaggio nel mondo della street art consiste anche nell’andare ad ammirare (grazie a tutte le informazioni fornite dallo staff) le opere che vari artisti di strada hanno realizzato per le vie di Torino. Gli artisti promossi dagli organizzatori provengono da tutto il mondo, dal Messico alla Gran Bretagna. Ognuno di essi presenta un particolare tipo di tecnica che influisce in modo determinante sul lavoro finito. Inoltre, grazie ai tipi di colore utilizzati e alle forme dei disegni, si possono riconoscere diverse opere (davvero enormi!) realizzate nella zona di Barriera di Milano sulle facciate dei palazzi per mano dell’artista Milo.
Insolita è stata il tipologia di pubblico che ha partecipato a questo evento. Si sarebbe potuto immaginare l’interesse di gente giovane, per lo più ragazzi che abbiano in qualche modo famigliarità con il mondo dei graffiti. Invece c’erano soprattutto anziani e famiglie poco numerose. Questi spazi si potrebbero dunque interpretare come uno stratagemma che le nuove generazioni hanno ideato per sensibilizzare quelle più anziane. O forse, più semplicemente, che l’arte dei graffiti ha una tradizione antica, senza tempo.
Francesco Schirru e Oxana Vicol del Bodoni-Paravia
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