L’indirizzo è memorizzato sul navigatore; da casa a Cavallermaggiore sono circa 50-55 minuti di viaggio. L’indirizzo della scuola media resta memorizzato perché ho promesso ai ragazzi della III B che appena possibile sarei andato a trovarli per assaggiare insieme tutti i piatti della cena planetaria che ci siamo raccontati.

Quando posso scegliere dove andare a incontrare le scuole per presentare i miei libri io prediligo gli incontri in provincia, lontano dalle grandi città dove accadono già molte cose tutte le settimane. Per la classe di Cavallermaggiore, in provincia di Cuneo, che mi aveva adottato avevo anche preparato un laboratorio: il bello dei libri che raccontano la scienza è che ci sono sempre mille attività e mille esperimenti che si possono fare. È tutto pronto e resta pronto.

Intanto i due incontri che abbiamo fatto on line sono serviti per conoscersi e raccontarsi, esplorando il libro insieme. “Piante in viaggio”, scritto per Editoriale Scienza con Telmo Pievani e con le bellissime illustrazioni di Niccolò Mingolini, offre un excursus lungo 15-20 mila anni in cui tutti i vegetali di cui oggi noi ci cibiamo vengono esplorati dal punto di vista della botanica e della genetica, della selezione naturale e della selezione operata dall’uomo da quando diventa agricoltore. E anche dal punto di vista dei viaggi che le piante hanno compiuto, colonizzando il mondo e mescolandosi fra loro ad ogni occasione.

Perché in natura chi si mescola vince, chi si isola soccombe in fretta. E’ la principale lezione di vita che l’evoluzione ci ha insegnato e che funziona da alcuni miliardi di anni e su cui abbiamo discusso a lungo in una classe (come molte oggi, fortunatamente) ormai multietnica, con ragazzine e ragazzini nati qui da famiglie di qui (dove il “qui” non è solo il Piemonte, ma già contempla tutto il Meridione d’Italia) e ragazzine e ragazzini nati qui da famiglie provenienti da mezzo mondo.

Entrambi gli incontri sono stati facili e frizzanti perché è bastato che ciascuno raccontasse del suo patto speciale, quello che in famiglia si prepara per quella particolare occasione o ricorrenza. Un cibo considerato tradizionale, quasi identitario che però, scorrendo la lista degli ingredienti, è sempre il risultato di tanti viaggi: quasi nessun ingrediente è davvero autoctono dal punto di vista botanico e genetico. Sono piante “nate” altrove che poi hanno attecchito bene anche in quella regione.

E proprio in quella area geografica, mescolandosi con vegetali che hanno fatto ciascuno il suo viaggio, tutti insieme hanno fatto fortuna divenendo un piatto speciale: chi si mescola vince! Tra le piante, a tavola e tra le persone. Grazie a tutti gli studenti della III B di Cavallermaggiore per avermi raccontato le loro storie. E grazie in anticipo per le ricette che ciascuno cucinerà quando ci vedremo per la nostra cena planetaria.

 Andrea Vico