La redazione del Liceo Grigoletti,  Dedica FestivalUn Teatro Verdi gremito di maghrebini sabato sera; devono aver avuto l’impressione di respirare aria di casa: c’erano persino dei bambini piccolissimi che giocavano e saltavano divertiti tra le poltrone. Probabilmente l’aria del Maghreb loro non l’hanno mai respirata, ma in questa occasione hanno la possibilità di riscoprire le loro origini.

“Dedica”, quest’anno, ha voluto avvicinarci alla cultura araba proponendo un percorso di conoscenza e approfondimento dello scrittore Tahar Ben Jelloun, della sua opera e del suo mondo, spaziando fra libri, teatro, conferenze, cinema e musica. Come poteva concludersi in modo migliore se non con un concerto?

Il gruppo di Aziz Sahmaoui ha presentato il progetto University of Gnawa, il cui repertorio comprende prevalentemente brani di musica sacra tradizionale del Maghreb.

Cresciuto a Marrakesh, Aziz Sahmaoui è considerato una vera fonte di ispirazione per molti musicisti della nuova generazione. Nel corso della sua carriera musicale ha fondato l’Orchestre National de Barbès, una band fondamentale della scena world music e fusion degli anni ’90.

Accompagnavano la voce di Aziz Sahmaoui, che suona lo ngoni e la mandola, Hervé Sambe alla chitarra, Hilaire Panda al basso, Smail Benhouhou alle tastiere e Adhil Mirghani alle percussioni, tutti impegnati anche nel canto. Di diversa provenienza etnica, incarnano perfettamente la concezione di Tahar Ben Jelloun secondo cui non esistono barriere culturali.

Gli  strumenti della band non sono particolarmente diversi  da quelli utilizzati nella musica occidentale, fatta eccezione per lo ngoni, strumento folcloristico a corda antenato del banjo.

In questo genere di musica l’elemento fondamentale è il ritmo. La musica araba, infatti, ha un andamento orizzontale, vede cioè la presenza di un’unica melodia che si dilata nel tempo attraverso fioriture, ricami ed abbellimenti. Gli interpreti, lasciandosi trasportare dal ritmo effervescente e dinamico delle percussioni, ripetevano quasi in continuazione lo stesso motivo, intervallato dagli assoli degli strumenti. Il ritmo scorreva nelle vene dei musicisti, i quali, sempre in movimento, si divertivano quasi a formare un tutt’uno con il proprio strumento, invitando il pubblico a partecipare sia con la voce che battendo le mani.

PremiazioneL’elemento che infatti ha caratterizzato in particolare la serata è stato proprio il coinvolgimento del pubblico, colorato dai numerosi veli delle donne marocchine, che ha contribuito alla “grande festa” di Aziz.

“Perdoname amigos”  dice Aziz per scusarsi della cattiva pronuncia e dell’ impasto tra inglese, francese, spagnolo e italiano che usa per introdurre i vari brani del concerto. Il pubblico si diverte, gradisce la semplicità e applaude.

Ma come spiegare la musica attraverso le parole? Meglio lasciarsi andare alle emozioni che suscita l’ascoltoe  immergersi nell’aria del Maghreb con i suoi ritmi e le sue suggestioni . La “dans des vents” (danza del vento) ha portato via con sé il mondo di T. B. Jelloun e “Dedica” 2014.

Francesca Baldo, Marco Comani, Veronica Argentin, Liceo Grigoletti, Pordenone