«I bambini non sono degli adulti in miniatura. Sono gli adulti ad essere dei bambini un po’ cresciuti ma spesso non lo sanno».
Questo è il senso della performance Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry interpretato da Arturo Brachetti, che si è svestito dai panni di trasformista per diventare poetico illustratore attraverso la sabbia.
La storia narra di un piccolo principe, che abita in un universo lontano e sconosciuto, nell’asteroide B612, molto piccolo e con tre vulcani di cui due attivi. C’è inoltre una rosa, con 4 spine, molto loquace. Queste sono le scene rappresentate da Brachetti, che ha poi disegnato un suo ritratto accanto al volto del Piccolo Principe. Infine ha concluso l’opera scrivendo Salone Extra, come omaggio a questa edizione speciale del Salone del Libro in epoca di Covid-19.
In questa rappresentazione, senza dubbio emozionante e particolare, le parole sono diventate immagini, facendo emergere messaggi profondi come la meraviglia di essere e rimanere bambini, nello stesso modo del pilota, personaggio del libro, che ripensa al suo sogno di disegnare all’età di sei anni; il saper andare oltre alle apparenze, non limitandosi a ciò che può sembrare un banale
cappello, perché potrebbe nascondere in realtà un serpente boa che digerisce un elefante. È così che emerge quanto l’essenziale sia invisibile agli occhi.
In questa dimensione Brachetti conclude la creazione affermando: «Se c’è una cosa che mi rattristerà sempre è quella di essere diventato grande».
Alessandra Troiano, Liceo Alfieri, Torino
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