I giovani sono una delle potenze di un Paese, come sostiene Atiq Rahimi, e sono stati proprio loro i protagonisti dell’incontro tenutosi il pomeriggio del 14 marzo all’ex Convento di San Francesco di Pordenone. Gli studenti hanno avuto la possibilità di porre domande all’autore, che si è detto particolarmente emozionato nel rispondere ad un pubblico così giovane, attraverso lo sguardo del quale scopre sempre nuovi punti di vista sui suoi lavori.
Lo scrittore afghano ha spiegato la scelta del titolo Terra e cenere, traduzione letteraria di un’espressione corrente che nella sua lingua madre, il persiano, significa “è andata, è finita, non resta più niente”. Questa frase era quindi adatta a descrivere la situazione dell’Afghanistan al momento del suo ritorno dopo gli anni di esilio.
L’autore ama integrare la descrizione realistica con elementi di fantasia, per non finire nel puro giornalismo, ma senza esagerare con l’immaginazione, rischiando così di perdersi nella fantascienza.
Il finale aperto del romanzo sopracitato è dovuto al fatto che Rahimi sia “capace di scrivere un libro da solo, ma non di finirlo”, quindi preferisce lasciare al lettore la scelta del finale.
In conclusione, lo scrittore ha aggiunto che, nonostante il suo successo, non si sente mai completamente soddisfatto dei suoi lavori ed è proprio questo che lo spinge a cercare sempre di produrre un libro migliore del precedente.
“La vita è un romanzo: ognuno di noi ha una storia da raccontare”; come lo stesso Rahimi ha narrato il suo passato alla figlia, così anche noi dovremmo continuare a tramandare la nostra storia alle generazioni future e farci guidare dal grande scrittore che è dentro ognuno di noi.

Adele Marzotto, Alessandro Pagotto, Olga Rodnichevskaya, Liceo Scientifico M. Grigoletti