Sono circa 250 milioni i bambini di età compresa fra i 5 e i 14 anni che vengono allontanati dalla propria famiglia e privati della propria infanzia per essere sfruttati in lavori pericolosi, non adatti alla loro età.
 Maltrattati da padroni senza scrupoli vengono ricompensati della fatica, del sudore e delle lacrime con poche decine di centesimi al giorno.

“In Pakistan i padroni non ci lasciavano giocare, non c’era tempo, dovevamo stare al telaio, dall’alba al tramonto, tutti i giorni.” (Francesco D’Adamo, Storia di Iqbal, Edizioni EL, p.13)

Ancora in Pakistan: un cucitore di palloni da calcio guadagna circa mezzo dollaro a pallone e in una giornata riesce a cucirne in media tre.
Oppure qui vicino, magari in Italia.

“Nella cantina i quindici bambini seduti ai banchi rotondi cucivano borse di pelle, tutte eguali anche loro. Anche i bambini sembravano tutti uguali, tra gli otto e i dodici anni, tutti cinesi. (…) Tutti in silenzio lavoravano e basta, con gli occhi bassi sulla pelle da forare, cucire, puntare e ribattere”. (Carlo Lucarelli, Febbre gialla, Edizioni EL, p.7)

Campi, discariche, forni, miniere, piantagioni, arruolamento nelle forze armate, nella criminalità organizzata e sfruttamento sessuale: queste sono considerate tutte opzioni valide, purché permettano di guadagnare qualcosa per aiutare la propria famiglia. 
I bambini, infatti, nella maggior parte dei casi, vengono venduti per pagare debiti contratti dalla famiglia. 
Indubbiamente il rischio di farsi male è molto elevato. Basta pensare a coloro che scavano nelle miniere di carbone, ma anche a quelli che passano le loro giornate davanti a un telaio.

“Arrivavamo alla sera stremati e con le dita sanguinanti per i tagli che i fili ci facevano sui polpastrelli. (Francesco D’Adamo, Storia di Iqbal, Edizioni EL, p.43)

Febbre giallaIl problema dello sfruttamento minorile accomuna tutti i paesi, che siano in via di sviluppo o che siano industrializzati. 

Lo sfruttamento sessuale è molto diffuso: l’Asia è tristemente famosa per essere il più grande mercato di prostituzione infantile (con più di 600.000 casi nella sola India). 
Anche i paesi dell’Europa  sono coinvolti in tale problema. In Italia sono circa 5.000 i bambini tra i 6 e i 17 anni coinvolti in questo raccapricciante giro d’affari. Oggi i “miniguerrieri” di età inferiore ai 10 anni sono oltre 300.000: spesso sotto l’influenza di sostanze stupefacenti, vengono costretti attraverso violenze fisiche e psicologiche a combattere in guerre più grandi di loro. Sono obbedienti e non si ribellano. 
Fucili, pistole, mitra e mine anti-uomo vengono maneggiate imprudentemente come giocattoli. 
Anche le bambine non sono da meno: combattono nei conflitti armati e vengono spesso rapite e usate come “schiave sessuali”.

 

“Ho trascorso sette anni con i ribelli del Fronte rivoluzionario unito. Sette anni in cui morte, violenza, distruzione era la normalità: per me, come per tanti altri miei coetanei costretti a combattere una guerra assurda. Ora la mia vita non ha più senso. Non riesco a trovare una spiegazione a tutto quello che è successo, a perdonarmi le atrocità che ho commesso, a dimenticare le persone che ho ucciso (testimonianza di Moses, oggi diciottenne, con un passato da bambino-soldato).”

“Nessuno nasce violento. Nessun bambino in Africa, in America Latina o in Asia vuole prendere parte a una guerra” (Ihsmael Beah, ex bambino soldato al Summit di Parigi “Liberiamo i bambini della guerra”, febbraio 2007)

Il lavoro non è una cosa per bambiniIn Italia sono più di 480.000 i minori che, ogni anno, vengono sfruttati nonostante la legge vieti chiaramente il lavoro minorile. 
Le condizioni di povertà del meridione lo rendono più esposto a questo problema perché molte famiglie ritengono che la scuola sia poco necessaria. Diventa molto facile quindi che un bambino, non frequentando la scuola, venga coinvolto nella criminalità organizzata: vengono reclutati in queste attività perché essendo piccoli, veloci ed agili, passano inosservati. Inoltre il fatto che i minorenni non possano essere puniti dalla legge incentiva la malavita.
 L’Italia con più di 400.000 bambini soggetti a sfruttamento, è al terzo posto, in Europa, dopo il Portogallo e l’Albania. E’ triste sapere che non c’è una cura a questa epidemia che è il lavoro minorile. 
Sono sempre di più i libri, i documenti e le testimonianze che trattano questo tema, ricordandoci che i diritti dei bambini, in alcuni paesi, non vengono ancora oggi rispettati.

“Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento
 di lavoro. Gli unici strumenti di lavoro che un bambino
 dovrebbe tenere in mano sono penne e matite.”- Iqbal Masih, Stoccolma 1994

Hind, Redazione FuoriLegge