Adozioni speciali
In questi luoghi, questi tipi di incontri sono sempre qualcosa di costruttivo, perché ti portano ad evadere con la mente e a distrarti dai soliti pensieri. Ho letto il libro di Vanessa Roghi Piccola Città. Una storia comune di eroina. Quello che mi ha colpito è la disponibilità della scrittrice; non solo la sua esperienza di vita, il suo essere una storica, ma principalmente il suo lato umano, perché nonostante
Osservo il cielo. Per fortuna non piove. Quando piove uno dei corridoi che percorriamo noi docenti per raggiungere le aule del carcere è puntualmente allagato. A bacinelle con mozziconi di sigarette e strofinacci piazzati qua e là sul pavimento il compito di raccogliere l’acqua che arriva dal soffitto. Ma oggi il tempo tiene. Io e la mia collega Raffaella entriamo in carcere con Vanessa Roghi. La sua semplicità contrasta con
10-11 Aprile 2019 – “Adotta uno scrittore” presso la Casa di Reclusione di Quarto d’Asti Scrittrice: Vanessa Roghi Sono passate due settimane da quando Vanessa ha incontrato per l’ultima volta i detenuti della Casa di Reclusione di Quarto d’Asti, un carcere di Massima Sicurezza dove chi deve scontare la propria pena è obbligato a rispettare regole ferree e privazioni. Solo una scrittrice empatica e carismatica come Vanessa poteva, in pochissimo
Nadia Terranova adottata dall’Istituto di Istruzione superiore Soleri Bertoni di Saluzzo, dall’Istituto di Istruzione Superiore Arimondi Eula di Savigliano e dalla Casa di Reclusione Rodolfo Morandi di Saluzzo Entro in carcere fresca di ri-pensieri su un libro che, a suo tempo, ho molto amato: “Il corpo docile” di Rosella Postorino. Lì la prospettiva era tutta femminile, qui oggi è tutta maschile. Non so perché, ma qualsiasi cosa possa scrivere sull’esperienza
Nell’ultimo mese sono stato più volte ospite del carcere di Secondigliano nell’ambito del progetto “Adotta uno scrittore”, voluto dal Salone del libro di Torino e Fondazione con il Sud; tre incontri con diverse classi attorno ai miei libri e alla lettura in generale. Ci ero già stato anni fa, ma stavolta ho avuto più tempo a disposizione, più incontri con i detenuti in aula, insieme con l’insegnante (la brava Antonella
Pubblichiamo i commenti della classe 5be dell’Istituto Saluzzo Plana che ha adottato Mario Calabresi insieme agli studenti ristretti della Casa di Reclusione San Michele di Alessandria. Presto, ad integrazione di questo articolo, avremo anche i commenti del studenti coinvolti anche per la sezione della scuola carceraria. Ringraziamo la Professoressa Ilaria Piano che ce li ha mandati L’incontro con lo scrittore e giornalista dott.Mario Calabresi mi ha permesso di capire come dietro a
Scrivo queste righe di ritorno dal mio secondo incontro con alcune donne ristrette al Carcere delle Vallette di Torino. Sono in treno e il cielo mi viene addosso screziato, un po’ biancastro e un po’ grigio tortora. Chi entra in un carcere per una serie di incontri letterari può incorrere in due rischi di carattere opposto: l’uso delle “lenti rosa” — per cui è tutto bellissimo e commovente e risolutivo,
Salve Giovanni, mi fa molto piacere leggere il tuo libro e ti ringrazio delle copie che avete lasciato a noi ragazzi. Sono rimasto molto colpito dalle parole che hai usato scrivendo di noi. Durante l’incontro ti ho già raccontato qualcosa di me, ora ti dico qualcosa di più. Mi chiamo Luca, ho diciannove anni e prima di entrare qui non avrei mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato. Mi dispiace
“Il 26 e 27 Marzo tutti i ragazzi del Ferrante hanno avuto il piacere di incontrare Giovanni Dozzini, l’autore del libro ” ci scrive la professoressa Anna Maria De Sanctis nel mandarci i commenti dei ragazzi dell’Istituto penale per minorenni Ferrante Aporti che hanno adottato lo scrittore. E noi volentieri li pubblichiamo. Inizialmente eravamo molto scettici dato che nessuno di noi conosceva questo scrittore e i suoi libri. Quando ci fu
Hanno ventitré anni al massimo. Il più piccolo quattordici. Sono quasi tutti stranieri o Rom. Marocchini, più che altro. Arabi, zingari, un ivoriano che qualcuno chiama “Latte”. Un somalo, un egiziano, un paio di italiani. Hanno un’intelligenza sgusciante, hanno senso dell’umorismo, ma non sempre. Sono magri, ma non sempre. Ascoltano, ogni tanto qualcuno interviene, sempre di più man mano che passa il tempo. Ascoltano la trap. Litigano su Sfera Ebbasta,