Bene Male Mah 2014
Leggi anche la citazione di Silei da La doppia vita del Signor Rosenberg Settimo comandamento, non rubare. Lo sanno tutti, lo sa anche Serge Born, uno dei personaggi di La doppia vita del Signor Rosenberg, di Fabrizio Silei, che rubare non si deve: «No! Non si discute! Te l’ho già detto mille volte. Non sono un ladro!» grida Serge alla bambina. Ma… ma solo coi soldi può aiutare quelli come Billy e
I giorni seguenti Serge dovette fare i conti con la miseria delle sue vendite. Sebbene non avesse mai davvero fame e la bambina non reclamasse mai del cibo, non riuscivano a vendere quasi nulla. Da tempo avevano deciso che la fila alla mensa dei poveri era troppo lunga e non valeva un piatto di zuppa insipida e poco nutriente. Fu per Bill che acconsentì, solo per lui. Giacché se era
Joseph Rosenberg, temuto più della malattia e della morte dai suoi dipendenti, considerato intrattabile e taciturno, aveva ormai da molti anni deciso che i suoi empori dovessero essere il luogo in cui le imperfezioni del vivere si annullavano per dar vita a un mondo patinato e perfetto, dal quale la malattia e la morte erano estromesse, insieme alla povertà e alla disgrazia. Per perseguire questo idillio, aveva dettato regole rigidissime
Jo prosegue, con il cuore che gli batte forte: «I volantini si diffonderanno per la città, poi sul Paese, come una nuvola di cavallette, una piaga d’Egitto. Se ne troveranno ovunque, in ogni villaggio, in ogni campagna. All’inizio, la gente avrà paura, cercherà di sbarazzarsi ad ogni costo di quei foglietti infami per paura di essere sospettati di esserne gli autori. Alcuni si spingeranno fino a portarli con zelo alle
Noah ha perduto sua madre, prigioniera di una malattia che le ha tolto la memoria del passato e cancellato il presente. Sara non ricorda le cose, non riconosce le persone. Non riconosce nemmeno lui, Noah, suo figlio. Ma Noah non si arrende: fa portare un grande pianoforte bianco nell’istituto dove la madre è ricoverata e suona per lei… Tocca a lui ricordarle chi è. Non la voce. Non la faccia.
La legge va rispettata, perché… perché è la legge. Perché stabilisce le regole con cui le persone possono stare assieme. Però, a volte, ci sono delle leggi che ci fanno dire “mah…”, come questa: «Sai» le aveva confidato Paul il sabato successivo, mentre seguiva lo stesso itinerario per andare nel casotto in giardino «ho chiesto a papà perché ci sono bambini che devono stare nascosti e non possono andare a
L’aquilone era davvero riuscito benissimo, con le parti ben tese in tre colori diversi, verde blu e giallo e una coda lunghissima formata da tanti anelli rossi. «Ecco fatto. Andiamo?». «Andiamo dove?». «Sulla riva del lago e farlo volare». Paul aveva preso proprio in quel momento la storica decisione: basta andare di soppiatto da Teresa; poteva portarla con sé fra gli amici e non era necessario far sapere che si
Harry Potter è un giovane mago che vive in Inghilterra, frequenta la scuola di magia di Hogwards e mi piace perché fa degli incantesimi bellissimi. Il suo simbolo è una cicatrice sulla fronte a forma di saetta. Questa ferita è importante perché grazie ad essa è riuscito a sconfiggere il mago più cattivo e potente del mondo: Lord Voldemort. A Hogwarts diventa amico di tanti maghi buoni insieme ai
Io propongo un personaggio del bene: Barthélemy Morlevent, protagonista di “Oh, boy” di Marie-Aude Murail. Poco più che ventenne, dalle abitudini fondamentalmente egoistiche, si ritrova davanti a una scelta: continuare a vivere senza grossi problemi OPPURE accettare di occuparsi dei fratellastri orfani Siméon, 14 anni, smilzo per non dire emaciato; segni particolari: superdotato intellettualmente e malato di leucemia. Morgane Morlevent, 8 anni; segni particolari: gli adulti si dimenticano sempre di
È questo l’antico proverbio popolare che lo zio di Nino, il protagonista del libro, utilizza per spiegare al nipote che, in Sicilia, non sempre chi è chiamato con l’appellativo “don” è una persona che si comporta bene come, ad esempio i sacerdoti. “Don” è sì un titolo di rispetto, ma a volte si usa per chiamare i criminali. Nel loro caso, però, spiega lo zio a Nino, non è il rispetto