Dedica Festival 2018
“Attraverso l’istruzione si può avere la pace”. Così ha esordito Malalai Joya nell’incontro con gli studenti del liceo Grigoletti di Pordenone il 22 Marzo. La scrittrice e attivista viene da “una terra non ancora liberata: l’Afghanistan” e ci ha parlato della sua Nazione e di cosa significa vivere in una condizione di guerra permanente. Rifugiata in Iran, Malalai decise di ritornare nel suo Paese natale per insegnare a leggere e
“Le persone che non si muovono non sentono il peso delle catene”. Con questa citazione, della politica polacca Rosa Luxemburg, ha esordito Malalai Joya la sera del 21 Marzo in occasione della conferenza che si è tenuta presso l’Auditorium della Regione a Pordenone, conduttore il giornalista Giuliano Battiston. All’attivista afghana è stato consegnato un riconoscimento dalla Presidente della commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna, Annamaria Poggioli,
Dal rock ai cantautori italiani, dal pop internazionale alla musica anni ’80, passando per alcuni brani originali. Questo è stato il viaggio intrapreso la sera di sabato 17 marzo, all’ex Convento di San Francesco di Pordenone, dallo Gnu Quartet composto da Raffaele Rebaudengo (viola) Francesca Rapetti (flauto), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera (violoncello e arrangiamenti). Come da tradizione, Dedica Festival si è concluso con un concerto. La musica ha
In guerra da quarant’anni, l’Afghanistan è un Paese che è visto come oggetto di desiderio dalle potenze mondiali. Ha infatti una posizione strategica, perché divide gli stati dell’ex Unione Sovietica dall’Oceano Indiano, ed è insieme al Pakistan, una frontiera naturale tra Iran e India. La sua situazione geopolitica e quella geomorfologica sono state presentate la sera del 16 Marzo presso l’ex Convento di S.Francesco a Pordenone nell’ambito di Dedica Festival,
La sera del 15 Marzo, Atiq Rahimi è stato impegnato nel suo ultimo appuntamento nell’ambito di Dedica Festival, all’ex Convento di S. Francesco, a Pordenone. L’autore afghano ha messo in scena alcuni testi tratti dalla sua ultima pubblicazione Grammatica di un Esilio, in collaborazione con sua figlia Alice, e il pianista Giorgio Pacorig. Il titolo della rappresentazione, Dodici movimenti per in-completare, deriva dai dodici movimenti che Rahimi ha tracciato con
‘Pordenone: amore e ospitalità; un porto di cultura e amicizia’, cosi ha esordito l’autore afghano, protagonista di Dedica Festival 2018, il 14 Marzo alle ore 11.00, presso la sala Consiliare del municipio di Pordenone. Così ha ribadito in lingua persiana nello scritto lasciato di suo pugno sul libro, in cui i personaggi che ricevono la cittadinanza onoraria sono invitati a lasciare testimonianza del proprio passaggio. Si è svolta infatti la
È il 2012 quando esce “Come pietra paziente”, film diretto da Atiq Rahimi e tratto dal suo libro, intitolato “Pierre de patience, syngué sabour”. Una storia toccante, frutto della riflessione dell’autore in seguito all’assassinio della poetessa afghana Nadia Anjuman, picchiata a morte dal marito a soli 25 anni per aver espresso il proprio pensiero ed essersi ribellata all’oppressione a cui ogni giorno le donne del suo Paese sono soggette. Sconvolto
I giovani sono una delle potenze di un Paese, come sostiene Atiq Rahimi, e sono stati proprio loro i protagonisti dell’incontro tenutosi il pomeriggio del 14 marzo all’ex Convento di San Francesco di Pordenone. Gli studenti hanno avuto la possibilità di porre domande all’autore, che si è detto particolarmente emozionato nel rispondere ad un pubblico così giovane, attraverso lo sguardo del quale scopre sempre nuovi punti di vista sui suoi
Se guardi le dita di un uomo afghano, troverai delle cicatrici: tracce delle parole che hanno animato la sua vita. A provocarle sono stati i fili degli aquiloni che, da bambino, faceva volare nel cielo, e la lama con cui affilava i calami che usava per dare forma ai suoi pensieri. Forme: ecco il tema principale dell’ultima pubblicazione di Atiq Rahimi, Grammatica di un esilio,originariamente intitolata La Ballade du Calame,
Angoscia. Questa è la sensazione che ha serpeggiato tra il pubblico dell’ex Convento di S. Francesco durante la lettura integrale del romanzo “Terra e Cenere” di Atiq Rahimi. Nella vicenda, ambientata in un angolo sperduto dell’Afghanistan, il vecchio Dastghir assieme al nipote Yassin è in viaggio per incontrare il figlio Moràd nella miniera in cui lavora. L’attore, Fausto Russo Alesi in un atto unico ha scelto di interpretare la precarietà