Oggi nel cortile del Castello Estense di Ferrara, si è trattato, in occasione del festival di Internazionale, il tema della fine del mondo con Amitav Ghosh, Pranab Doley ed Enrica de Cian.
Ghosh ha iniziato l’incontro parlando del bel libro di Ernesto de Martino, intitolato “La fine del mondo”, che introduce appunto il tema. Sembra inoltre che la maggior parte delle persone non si voglia accorgere del disastro imminente riguardante l’oppressione ambientale e non si faccia nulla per evitarla. “Viviamo infatti in un epoca in cui tutto è capovolto e viene attuata una pressione sulla popolazione a causa dell’ambiente” spiega invece Doley, parlando della popolazione dei Masai, di cui lui è attivista, “essi si prendono cura da sempre dell’ambiente e ora cercano di sostituirli con i turisti.”
Ha aggiunto poi che l’uso eccessivo di risorse nel mondo attuale non è solo dovuto al fabbisogno energetico, ma anche al deterioramento sociale, che impone l’utilizzo di più fonti: per esempio l’illuminazione notturna presente nella maggior parte delle città dovuta alla diffusa paura della criminalità. “Siamo sia vittime che colpevoli di quello che sta succedendo, abbiamo perso il senso della avversità globale.” Dato che il cambiamento climatico è inevitabile, è molto importante risolvere il problema dell’ampio uso energetico, come il recente caso di Portorico, colpito dall’uragano Maria, e di cui sembra si sia ignorato il passaggio.

L’attivista indiano Pranab Doley parla invece di una guerra tra civiltà ora in corso, esortando ad essere responsabili. La tutela delle specie a rischio non solo aiuta l’ecologia ma crea anche profitti: due anni fa è stato pubblicato uno studio sulla tutela delle 6 specie di tigri protette in India che creano entrate pari a 79,7 miliardi di rupie.
Infine dice di credere che varrebbe la pena analizzare queste popolazioni indigene, il loro sapere che gli ha permesso di vivere rispettando la natura e di considerare di prenderli come esempio.

Non tutto è impensabile, invece, per Enrica De Cian che lavora come ricercatrice presso l’istituto Ludovico Mattei, l’energia è infatti una soluzione fondamentale per adattarsi ai cambiamenti climatici, con la mitigazione e l’adattamento (energyuseforadaptation). Concorda che la crescita sia un fattore determinante ma non è solo negativa ma può essere anche parte della soluzione. Un esempio concreto è quello del Bangladesh che, per le alluvioni frequenti, ha inventato una scuola galleggiante a energia solare. Anche se non è applicabile ovunque si dovrebbe imparare da questo esempio, infatti l’Italia ha sviluppato un piano nazionale di adattamento.

L’incontro è stato accompagnato in più momenti dai ragazzi del conservatorio Frescobaldi di Ferrara ed è stato concluso con una frase, in italiano, di Amitav Ghosh, “dobbiamo avere speranza”.

 

Benini Sara, liceo Ariosto di Ferrara, e Giulia Ambrosini, liceo Alfieri di Torino.