Lorenzo Cherubini (in arte Jovanotti), si autodefinisce “cercatore di traveggole”, si inganna nel vedere e vuole ingannarsi nel vedere la realtà da un punto di vista tutto suo.
Per questo motivo viene definito da Nicola Lagioia come colui che “ha grandi visioni che sa realizzare”.
Vista la grande richiesta manifestata nei suoi confronti da parte degli spettatori del Salone, Jovanotti quest’anno è tornato più splendente che mai per presentare il suo “tour” ciclistico dagli Appennini alle Ande, raccontato nella serie Non voglio cambiare pianeta.
Un’indimenticabile pedalata di 4000 km tra Cile e Argentina accompagnati da musica, parole, panorami, salite, discese e tanto sudore.
Il viaggio, proprio come la sua vita, l’ha sempre posto davanti al legame tra due opposti: la solitudine e “l’oceano di persone”.
Anche se le due cose possono sembrare in antitesi, si assomigliano, rappresentano entrambe due deserti: un deserto di vuoto da riempire con il suono del respiro e un deserto di silenzio da colmare con la musica tradizionale, il divertimento e l’emozione di un concerto.
L’eclettismo di Jovanotti non si limita all’approccio con due realtà interiori diverse, ma egli coltiva una relazione appassionata e totalizzante con la musica e lo sport, ambiti che sono accomunati dalla “facile comprensione”. Le canzoni o una partita di calcio sono facilmente decifrabili da tutte le persone appartenenti a qualunque fascia d’età.
In questi “viaggi” si dichiara sempre alla ricerca della meraviglia, dell’esperienza entusiasmante che vada oltre al linguaggio: nello sport, nel quale si lancia in avventure estreme, nella musica dove è protagonista di concerti davanti a mari di persone ( il Jova Beach Party ad esempio) ed infine nella letteratura, dove riesce ad “immergersi” nei racconti delle storie che più lo appassionano.
Durante il suo viaggio ha conosciuto le storie degli abitanti del Sud America e ha messo alla prova la sua persona: essendo davvero in solitaria (senza una troupe) ha mostrato apertamente emozioni, le sensazioni, ma anche le passioni più goliardiche.
Il cantautore ha fatto fabbricare in “edizione limitatissima” una maglietta di Zagor, celebre supereroe dei fumetti, che ha indossato durante il viaggio. Una scelta decisamente eccentrica ma anche combattuta, poiché ha affermato: «Il mio supereroe italiano preferito è Mister No ma non me la sentivo di uscire con una maglietta con un NO stampato addosso perchè il NO di Mister No non è un NO, ma è un SÌ e sarebbe stato difficile spiegare alla persone che quel NO non voleva dire NO ma SI».
Inoltre, grazie al contatto con la popolazione ha scoperto numerose curiosità riguardo i gusti musicali cileni: il personaggio di spicco della scena musicale è Nicola Di Bari. Questo può far sorridere noi italiani, infatti in Sud America è molto amata la musica italiana anni 60’ e 70’, considerata molto moderna.
I personaggi considerati di rilievo per la popolazione sudamericana possono essere comparati ai miti musicali dell’occidente come Rihanna, Lady Gaga e Madonna che hanno portato grandi innovazioni sulla scena musicale odierna.
“Noi umani siamo esseri molto più selvatici di quello che sembriamo”: sembra essere questo il messaggio del viaggio di Jovanotti.
Un viaggio fatto di riflessioni, di riscoperta della funzione dello spirito (che etimologicamente è uguale a respiro) e di solitudine. Questo viaggio è anche la tela su cui lui ha dipinto il suo grande amore per il pianeta, per le persone, per lo sport, per le meraviglie dell’ambiente e infine per la musica.
A volte, non serve fare un grande viaggio per “sentirsi”, basta solo non soffocare il silenzio attorno a noi e far parlare il respiro.
Michelle Anago e Agnese Davi, Liceo Ariosto di Ferrara
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