Oggi, sabato 17 settembre, alle ore 10, all’auditorium dell’Istituto Vendramini, si è tenuto l’incontro con Giorgio Ficara, autore del libro “Lettere non italiane”,pubblicato dalla casa editrice Bompiani, e Paolo Di Paolo, giovane scrittore.
La letteratura italiana è ormai diventata una letteratura minoritaria, poco conosciuta e debole fuori dai nostri confini, nonostante l’italiano sia la quarta lingua opzionale più richiesta all’estero. La letteratura ha perso la tradizione e il legame con il passato: si parla, in questo caso, di inconsapevolezza nei confronti dei nostri padri. Il rapporto con la tradizione è determinante, senza tradizione non siamo nessuno. C’è il pericolo che la letteratura presto affonderà: secoli fa c’eravamo solo noi, con la nostra cultura e passione, conosciute e ammirate da tutti, in ogni parte del globo. Al giorno d’oggi all’estero se parliamo di Italia, i pensieri che vengono subito in mente sono due: moda e gastronomia, o per meglio dire, pizza.
Calvino, Eco e Ferrante: i primi nomi a cui gli studenti stranieri pensano quando qualcuno parla di autori italiani. Stiamo assistendo ad un’involuzione della nostra letteratura: da Calvino ed Eco, simboli del nostro sapere e della nostra cultura, passiamo a pensare ad un’autrice di narrativa, che non ha niente a che fare con questi due uomini della tradizione.
Nel 1900 si sentiva dire 《La mia patria è la mia lingua》, mentre oggi l’obiettivo è scrivere in inglese per essere più accessibile a tutti. Ma cosa ne sarà della nostra lingua? Neanche gli scrittori stessi conoscono la risposta.
Vittoria Hary e Jessica Santarossa
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