Martedì 27 febbraio si è tenuta la conferenza di presentazione del Salone del libro 2018. Quest’anno la scelta su dove ambientare il discorso di presentazione del più grande e celebre evento culturale di Torino è ricaduta sulla Mole Antonelliana, quasi a far intendere che il Salone è ormai un simbolo della città quanto il monumento che da anni si erge sormontando ogni altro edificio torinese.
In particolare la conferenza ha avuto luogo al Museo del Cinema, dentro la pancia dell’edificio,e ciò fa risaltare il connubio sempre più stretto tra libro e film, diventato quasi indissolubile. Infatti durante la conferenza si è parlato molto di cinema e serie tv e molti concetti sono stati espressi o ribaditi per mezzo di filmati, ed inoltre sono stati fatti i nomi di molti registi famosi che ci saranno all’evento di metà marzo. Tuttavia a mio parere se questa unione dovesse diventare troppo forte si rischierebbe di perdere il tema centrale dell’evento, cioè il libro, quello con le pagine di carta,che va salvaguardato,quello che a ognuno di noi fa vedere qualcosa senza bisogno di uno schermo.
Ma tornando al mio ingrato compito di descrivere l’ambientazione della conferenza:noi studenti siamo stati sistemati sulle scale sopra il palco della conferenza, appollaiati come tante aquile che aguzzano la vista per scrutare in giù dal proprio nido. Questa postazione, che permetteva di osservare tutto da una inusuale prospettiva, mi è piaciuta abbastanza,anche se, lo ammetto, avrei voluto provare una delle poltrone situate davanti al palco. Però penso che queste postazioni fossero discordanti con il tipo di incontro tenutosi, essendo più fatte per sdraiarsi e guardare un filmato che per seguire un discorso di questo genere. Inoltre le poltrone erano poche e dunque per me c’era un problema anche di spazio. Sempre secondo la mia opinione ,infatti, la conferenza avrebbe dovuto essere estesa a più persone oltre ai giornalisti e personaggi influenti(un primo passo verso di ciò è già stato fatto invitando noi, classe del Liceo Alfieri, a partecipare all’incontro), così che una qualsiasi persona avrebbe potuto informarsi sulla struttura e le novità del Salone e scoprire magari che sarà presente il suo scrittore preferito. Andando avanti direi che è stata azzeccata la scelta di un ambiente senza finestre,dove quindi non arrivava la luce esterna,in modo da favorire l’illuminazione soffusa,che contribuiva a creare un ambiente intimo e a far risaltare meglio gli schemi. In conclusione si può dire che la scelta del luogo non poteva essere più originale e tranquillo,proprio l’opposto però di quello che sarà il caotico salone del libro (almeno secondo le mie passate esperienze lì).

Giovanni Laio, Liceo Classico Vittorio Alfieri