Gli sorrido scuotendo la testa e lo abbaglio con qualcosa di più esplicito: «Zio! Sono incinta».
È la prima volta che lo dico a qualcuno.
[…] Lo zio mette le mani sui fianchi, stringe le labbra e poi butta indietro la testa in una gran risata. Gli vedo la gola rosa e i denti bianchi, perfetti. Ha una bocca sana lo zio.
Si accarezza la fronte guardandosi attorno. Finalmente sceglie cosa dire: «Guarda cosa ti combina la nostra brava ragazza!»
[…] La mia risposta esce dal baratro che ho dentro. «Non sono una brava ragazza. Sono una sfigata…»
Lo zio scuote la testa, risoluto. «La sfiga è morire giovani, non certo nascere!»
Siccome sono ancora in piedi davanti al suo sidecar, si muove e mi viene vicino con i suoi passi da gigante. E mi abbraccia. Mi stringe e mi culla tenendomi una mano sulla spalla e una sulla testa per stringermi a sé. È il gesto più affettuoso che qualcuno abbia mai fatto per me negli ultimi mesi. Niente a che vedere con le pacche sulla schiena del mio allenatore, i buffetti sulla guancia che mio padre mi dà con le nocche delle dita o i bacetti bavosi delle sorelle. Questa è una cosa piena d’amore familiare. Per fortuna ho finito le lacrime, altrimenti ne verserei qualcuna.
La sottile linea rosa, di Annalisa Strada, Giunti, p. 87_88