«Ma vi pare! Siamo quasi nel Duemila e qui ancora praticano l’infibulazione!» disse Ilaria, battendo il suo inseparabile blocco su una gamba, nella hall dell’albergo Sahafi.
[…] «Cose da Medioevo» commentò con una smorfia schifata Mike.
Intervenne Monique, la collega: «So che moltissime bambine muoiono subito dopo l’infibulazione per via dell’infezione. Vanno in cancrena,capite? Solo che una gamba in cancrena la puoi anche amputare, ma se l’infezione arriva dal centro del corpo, cosa amputi? Altre donne muoiono durante il parto, perché il bambino non riesce a uscire. È una strage, eppure nessuno ne parla.»
«La praticano solo qui in Somalia?» chiese Mike.
«Magari! Sono circa quaranta i paesi dove le bambine sono costrette a questa tortura. Ho letto gli ultimi dati prima di partire: ogni anno, due milioni di piccole vittime si aggiungono ai centotrenta milioni di donne mutilate. In certe parti del mondo le donne sono trattate peggio degli animali» rispose Monique tutto d’un fiato.
Ilaria Alpi, la ragazza che voleva raccontare l’inferno, di Gigliola Alvisi, Rizzoli, p. 46_47
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