Oggi, 1 ottobre 2016, ha avuto luogo presso il Teatro Nuovo di Ferrara l’incontro a tema “Migrazioni” tenuto da Fabrizio Maronta, giornalista della rivista Limes, accompagnato dal Professor Antonio Donini dell’Università di Tufts, dalla documentarista francese Anne Poiret e dalla consigliera umanitaria di Medici senza frontiere, Aurélie Ponthieu.
L’Italia costituisce un “osservatorio privilegiato” trovandosi geograficamente “a cavallo” di una zona di contatto tra il “primo” ed il “terzo” mondo. Nel nostro caso è il Mar mediterraneo, sottile tratto di mare che ci separa dal continente africano, che rappresenta un contatto tra i due mondi, ma troviamo altre situazioni analoghe in diversi paesi, come ad esempio il confine tra Stati Uniti e Messico e quello tra il mare Australiano ed il Sud-Est Asiatico.
Spesso i Social Media dimenticano di citare una delle principali cause per le quali è presente il fenomeno della migrazione nei paesi sviluppati: una di queste è il tasso demografico, in continuo aumento nei paesi sottosviluppati come Africa e Cina, mentre è in continua diminuzione in paesi sviluppati come Italia e Russia. Anche l’instabilità economico-politica contribuisce al generarsi del problema, insieme al fallimento dell’Europa sul piano culturale, la “caduta” delle istituzioni, il moltiplicarsi dei conflitti a causa del disordine mondiale e la privatizzazione dell’aiuto (istituzioni umanitarie) e della guerra.
Il professor A. Donini, ex funzionario dell’ONU che si occupa di questioni umanitarie relative ai flussi migratori, ci spiega nel dettaglio quali sono i fallimenti che hanno portato alle ondate migratorie:
1. Il fallimento della politica, che vede la posizione dell’Unione Europea in contrasto con le riforme del ’51, poiché i governi sono in continuo movimento e non offrono la possibilità di trovare le soluzioni adatte a limitare l’immigrazione;
2. Il fallimento delle istituzioni a livello della società civile, che deriva da quello della politica;
3. La mancanza di sentimento etico nei confronti delle guerre contemporanee che vede una sconnessione tra la nostra realtà e quella di una guerra inumana.
Successivamente prende la parola A. Poiret, che ha documentato la condizione di vita in alcuni campi in Palestina, Tanzania, Ciad, Iraq, con un video intitolato “Benvenuti nel campo dei rifugiati”. Nel suo cortometraggio presenta quanto è drammatica la situazione che vivono migliaia di persone ogni giorno: questi centri, infatti, non sono adatti alla permanenza ma vengono adibiti esclusivamente per le situazioni di emergenza.
Gli “sfollati” sono spaventati e disorientati a causa dello scenario che si presenta loro davanti, senza sapere più cosa la vita gli riserva. Perdono la loro identità, sono trattati come bestie abbandonate, soccorsi unicamente dalle associazioni umanitarie, per esempio “Medici Senza Frontiere” di cui fa parte A. Ponthieu, che cercano di “rispondere” a questa crisi umanitaria riconoscendo i diritti umani, il bisogno di essere soccorsi e la riconquista della dignità.
Anna Civalleri, Liceo Classico V. Alfieri
Claudia Felloni, Liceo Classico L. Ariosto
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