Il premio Pulitzer 2017 Colson Whitehead viene accolto nella gremita aula magna del Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino da scroscianti applausi: le copie de La ferrovia sotterranea, il suo ultimo romanzo, occupano le mani di gran parte dell’eterogeneo uditorio.

A sinistra dell’autore, in fila sul palco, ci sono i ragazzi della 2B del liceo, giovani intervistatori; alla sua destra è seduta Martina Testa, traduttrice del romanzo nonché interprete designata per l’evento. L’incontro si apre con la lettura di un brano del libro, dopodiché gli studenti, uno dopo l’altro, snocciolano domande alla luce della loro comprensione e interpretazione de La ferrovia sotterranea. “It’s a great question“, “E’ un’ottima domanda”, esordisce puntualmente Whitehead. Tra frecciatine a Trump e critiche al razzismo sistematico negli Stati Uniti, Colson Whitehead si racconta davanti al pubblico dell’Alfieri, non lasciandosi mancare un pizzico di umorismo tagliente e divertenti aneddoti.

Ma di cosa parla La ferrovia sotterranea? Il romanzo, edito da SUR, racconta la storia della giovane Cora, schiava nera che tenta di raggiungere il nord degli Stati Uniti per sfuggire al cacciatore di schiavi che le sta alle calcagna. La strada la verso libertà, scopo ultimo della protagonista, percorre la cosiddetta “ferrovia sotterranea”: una strada ferrata segreta tra gli stati razzisti del Sud e quelli del Nord. Il romanzo, opera di finzione, è inframmezzato da annunci di schiavisti che denunciano la scomparsa dei propri schiavi: “Ho scelto di inserire dei documenti realmente esistenti perché non avrei saputo scriverne di migliori”, afferma l’autore.

La ferrovia sotterranea, storicamente, era una rete clandestina di persone che aiutava gli schiavi del Sud a raggiungere gli stati del Nord: l’autore ha sfruttato l’associazione mentale immediata rendendola una ferrovia “in carne ed ossa”, o per meglio dire, in viti e rotaie. “Quando la maestra me ne ha parlato per la prima volta, da bambino, è così che la immaginavo”, racconta.

La ferrovia sotterranea, cruda testimonianza di un razzismo non ancora estirpato, è una dichiarazione politica destinata a diventare un classico, secondo qualcuno. Certo è che ha conquistato più di un milione di lettori, tra cui Oprah Winfrey e Barack Obama. E tu, sarai il prossimo?

Giorgia Scarrone e Aminata Sow, Liceo Classico Vittorio Alfieri di Torino