Il 29 aprile le autorità turche hanno bloccato l’accesso a tutte le versioni linguistiche di Wikipedia, ledendo il diritto di milioni di persone di accedere a informazioni storiche, culturali e scientifiche neutrali e munite di fonti verificabili. La comunità di lingua italiana esprime la sua solidarietà alla popolazione turca e chiede il ripristino del libero accesso all’enciclopedia.” Da un paio di settimane è possibile leggere queste parole in testa ad ogni pagina di Wikipedia Italia, parole che trasmettono un messaggio molto più grave e profondo di quanto potrebbe sembrare. All’occhio disattento questa questione potrebbe apparire come un semplice caso di censura, tipico di un governo autoritario quale è quello turco di Erdoğan; eppure quello che abbiamo di fronte è un esempio lampante e paradigmatico del mondo in cui viviamo, segnato dalla presenza di barriere di tutti i tipi. Il mondo del 2017, malgrado 25 anni fa fossimo (foste) convinti stessimo andando verso un’unica grande democrazia globale, verrà ricordato in futuro come quello del ritorno a confini, nazionalismi e autoritarismo. Guardando anche solo l’Europa non possiamo non vedere che uno scenario desolante, avente come punti cardine la progressiva fine del diritto alla libera circolazione e l’imporsi della cosiddetta “democrazia illiberale”, rappresentata da leader come Orbàn, Szydło e il già citato Erdoğan, in un contesto in cui il muro ha la funzione principale di bloccare i flussi migratori. Ma, come vediamo dal caso turco, il muro del 2017 va oltre; non è solamente una barriera materiale in muratura o filo spinato, ma un vero e proprio modello politico, una sorta di nuova ideologia estremamente trasversale. Il muro può essere la sospensione di Wikipedia Turchia come il blocco di Obamacare voluto da Trump o la legge 107 sulla Buona Scuola di Matteo Renzi, due cose queste ultime, che hanno in comune l’ostacolare l’accesso a cultura ed informazione, fattori fondamentali per il corretto sviluppo di una democrazia sana. E proprio su questo che si è deciso di porre il focus del Salone del Libro di Torino 2017: il titolo Oltre il confine sta a rappresentare, secondo le parole del direttore editoriale Nicola Lagioia, l’ambizione, il bisogno, la possibilità di scavalcare quei muri creati negli ultimi anni ad ostacolo per la piena realizzazione del singolo e di ogni comunità di cui esso fa parte. Il titolo del Salone suona anche come esortazione a porre come proprio imperativo personale lo stesso che il Giudice Verme impone a Pink, protagonista dell’album dei Pink Floyd The Wall, cioè abbattere il muro formato da noi stessi a divisione dal resto del mondo, noi, che restando ritirati nel nostro privatus, non possiamo arrivare a concludere nulla. Abbattiamo i muri e superiamo i confini, leggiamo ed informiamoci, partecipiamo a questo Salone.

 

Piervittorio Milizia