Oriente e Occidente, massa e individuo. Questo il tema fondamentale nonché il titolo dell’ultimo libro di Federico Rampini, inviato negli Stati Uniti per il quotidiano La Repubblica.
Cosa ci differenzia dai popoli orientali? Da cosa nascono i nostri preconcetti? Per fornirci una risposta, Rampini parte da due uomini, ritenuti i “giganti del pensiero umano”: Buddha e Confucio. Il primo, indiano, fondatore di una religione ancora oggi molto dibattuta (Wojtyla la definisce come una religione atea), il secondo, cinese, predecessore di Machiavelli nella creazione di quella che oggi conosciamo come scienza politica. Vissuti entrambi nel VI a.C., hanno radicalmente influenzato la cultura occidentale e hanno contribuito notevolmente allo sviluppo della filosofia presocratica.
In questo periodo i greci, nostri antenati, iniziano a raffigurare il mondo in termini di bipolarismo tra Oriente e Occidente, una tendenza che portiamo avanti ancora ai giorni nostri, dove l’uno rappresenta la massa, l’altro l’individuo. Questa visione oltre ad essere errata è anche artificiale: numerosi sono i prodotti dell’incontro fra le due culture, uno su tutti la città di Istanbul. Noi occidentali abbiamo inoltre la tendenza a dimenticare che la cultura cinese, ad esempio, è frutto di una storia molto più lunga della nostra, cadendo inevitabilmente nell’arroganza.
Questa credenza viene finalmente smentita dall’esplorazione di Marco Polo e dal libro che ne deriva, conosciuto dal pubblico come il Milione. Molti sono ignari che questo titolo non sia in realtà l’originale scelto dall’autore, bensì il frutto dello scherno con il quale l’opera fu accolta dalla popolazione europea del tempo. I più infatti non credevano alla magnificenza e superiorità della civiltà descritta da Polo, e solo successive spedizioni hanno dato credito al resoconto dell’autore, una di queste quella compiuta da Matteo Ricci. Il missionario gesuita intraprende il viaggio con un triplice obiettivo: fare proselitismo, carpire le conoscenze della civiltà e agevolare un’alleanza politica e militare contro l’Oriente islamico.
Per molti secoli c’è stato un forte interesse da parte degli Occidentali verso il continente asiatico, un’ammirazione che ha coinvolto i filosofi illuministi francesi e in seguito Napoleone, portando alla creazione dell’Orientalismo moderno.
Un’inversione di ruoli avviene per mezzo della colonizzazione inglese di territori Indiani e la successiva sconfitta della Cina nella guerra dell’oppio. Per la prima volta avviene un occidentalismo degli asiatici, un’emulazione dei costumi europei che vengono adattati alla tradizione Orientale.
A metà dell’Ottocento accade quello che Rampini chiama “miracolo giapponese”. Grazie a questo confronto tra culture, il Giappone diventa una potenza in grado di confrontarsi con una civiltà occidentale, sconfiggendo la Russia nei primi del Novecento e diventando modello anche per la Cina, che interrogatasi su questo successo tenta di emularlo.
Lo scrittore afferma che ora stiamo assistendo ad un ritorno alla centralità dell’Oriente, accelerato dall’attuale pandemia. La differenza nella risposta alla crisi sanitaria ha evidenziato una competenza dei paesi orientali che deriva dalla dottrina confuciana, che eleva il rispetto delle regole a punto cardine. Secondo Rampini l’importante quantità di storia ed energia umana che caratterizza il continente orientale renderà gli anni a venire il “secolo asiatico”.

Un altro tema di rilievo nel saggio del giornalista è il ruolo della donna, fondamentale nel bipolarismo tra Oriente e Occidente. Una visione stereotipata dei paesi asiatici ha favorito nell’immaginario la convinzione che le donne orientali godano di minori libertà rispetto alle donne occidentali; questa però non è una verità assoluta, poiché numerose sono le differenze fra i diversi paesi del continente. Inoltre, se guardiamo alle origini, la cultura orientale per prima ha esaltato le doti femminili, favorendo in un certo modo l’emancipazione delle donne. Rampini ce lo spiega attraverso la storia di Elena di Troia, che dalla Grecia (Occidente) si sposta in Asia Minore (Oriente). Non è un rapimento, ma una fuga: l’inseguimento del desiderio diventa una forma di emancipazione.
A ulteriore riprova di ciò possiamo prendere in considerazione il confronto tra due divinità greche: Apollo, dio di creazione interamente europea, e Dioniso, importato invece dall’Asia. Il secondo ha dato vita a inedite tradizioni chiamate baccanali che comprendevano riti di tipo orgiastico che nei secoli si sono trasformati in danze tradizionali tra le quali la tarantella, che esalta l’energia sessuale femminile. Dioniso rappresenta quindi un mondo in cui l’erotismo femminile è più libero in Oriente che Occidente.
Infine l’autore sottolinea la tendenza occidentale di banalizzare pratiche Orientali quali il Kamasutra, minimizzato come ginnastica sessuale quando invece è concepito come trattato di filosofia del piacere.

Le stesse religioni orientali ai giorni attuali non si presentano a noi occidentali come erano state concepite originariamente: anche queste non sono sfuggite alla tendenza occidentale di reinventarle a nostro uso e consumo. Il libro di Federico Rampini abbatte molte nostre certezze, che si rivelano pregiudizi infondati; alimenta inoltre i nostri dubbi, non per confonderci ma per stimolarci, fornendoci ulteriori spunti di riflessione. Nonostante la storia non sia sempre in grado di darci risposte appropriate, ogni giornalista di talento ha comunque il doveroso compito di formulare giuste domande.

Valentina Nachira e Matteo Del Col

Liceo Scientifico M. Grigoletti, Pordenone