Antonio Ferrara e Silvia Roncaglia, autori del libro Cuori d’ombra, si dimostrano subito simpatici e socievoli, scherzando col pubblico. Una volta rotto il ghiaccio si presentano e presentano il loro libro. Quella che raccontano è una storia “dura”, così la definisce Silvia, ambientata nella seconda guerra mondiale nella città fortificata di Terezin, trasformata in un ghetto ebraico, e incentrata sulla storia d’amore di due ragazzi: Franz, soldato delle SS, e Sarah, una prigioniera ebrea. Il loro amore sboccia di nascosto, un amore impossibile e da mantenere segreto. Nonostante tutti gli ostacoli imposti dal contesto storico, riescono ad amarsi.
“L’ispirazione l’ho trovata in un quadro astratto” racconta Silvia. Il quadro rappresentava appunto due cuori annebbiati dal fumo, che parevano quasi d’ombra.
Silvia e Antonio ci parlano anche della seconda guerra mondiale, di come sia stata una ferita per tutta l’Europa. “Perchè siamo tutti cuciti con uno stesso tessuto, e quando si crea uno squarcio ogni filo ne risente.”
I due scrittori definiscono l’amore tra Sarah e Franz “ambiguo e contraddittorio”: per lei è come un’ancora, un sostegno, mentre per lui è come uno sbaglio, qualcosa che non avrebbe dovuto esistere, qualcosa a cui non può opporre resistenza. Franz, ora, non si sente più una SS, bensì un elemento a sé stante, quasi una “non appartenenza”. Ma deve accettare che “l’innamorarsi è l’incombere della natura e non ci si può opporre”, come dice Antonio.
Silvia conclude: “La fine del libro non poteva che essere tragica, ma quell’amore vuole lasciare speranza nei cuori.”
Giulia Lubatti, I.C. Peyron.
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