Il progetto Adotta uno scrittore torna al Ferrante Aporti per il Salone del Libro 2011.
Non è cosa di tutti i giorni che le porte del carcere si aprano per fare entrare un perfetto sconosciuto nei suoi corridoi interni, negli uffici degli agenti e in quella stanza con le carte geografiche appese alle pareti che chiamano scuola e che come tutte le scuole è frequentata da ragazzi e insegnanti.
Non è cosa da tutti i giorni, ma è stato reso possibile per il secondo anno consecutivo per permettere a un altro scrittore di incontrare i giovanissimi ospiti del Ferrante, discuterci, confrontarsi. É stato permesso a me ed è diventato subito un appuntamento fisso, due volte a settimana, per quasi tre mesi.
Il tema dei nostri incontri è lo stesso del Salone: i centocinquanta anni della nostra storia italiana. La nostra memoria.
Difficile farsi accettare da un gruppo di rumeni, senegalesi, marocchini parlando di Mazzini e Garibaldi. E invece no. Perché il punto per noi non sono mai stati Mazzini e Garibaldi. Il punto è il ricordo del passato. É quello che ci ha fatto essere quello che siamo oggi. É quello che vogliamo diventare.
Siamo partiti dicendoci una semplice cosa e completandola a turno.
Mi ricordo.
Mi ricordo l’estate.
Mi ricordo il mare.
Mi ricordo l’inverno.
Mi ricordo la montagna.
Mi ricordo la neve che si scioglie sul monte Bianco.
Mi ricordo il lago di Como.
Mi ricordo un vulcano acceso.
Mi ricordo un fiore che sboccia in Marocco nella terra di mio nonno.
Mi ricordo il sorriso di un mio amico.
Mi ricordo fare l’amore sul treno dove capitava.
Mi ricordo un viaggio in Grecia e in Francia guidando la macchina per giorni e giorni.
Mi ricordo la stazione di Porta Nuova prima di entrare in carcere.
Mi ricordo com’era salire sul cavallo. E la paura quando mi ha dato un calcio.
Mi ricordo il viaggio più triste.
Mi ricordo una musica che parlava di due innamorati che scappano.
Mi ricordo le pulizie in giro, due anni fa, quando ero un ladro.
Mi ricordo la prima volta che ho portato la bici.
Mi ricordo la prima volta che sono andato in piscina. Non sapevo nuotare.
Mi ricordo la prima volta che ho fatto una rissa e volevo fare come Mike Tyson, prenderlo a morsi.
Mi ricordo l’incidente a Torino, io sul sedile di dietro, ammanettato.
Mi ricordo la morte del nonno.
Mi ricordo mia madre triste che viene a colloquio e che se ne torna a Genova più triste.
Mi ricordo la volta che ho voluto portare per forza la macchina e sono andato a sbattere.
Mi ricordo di un poliziotto che mi ha rovinato.
Mi ricordo la festa dell’agnello con gli zii, mio nonno che mi insegna a usare il coltello, l’agnello che scappa.
Mi ricordo un ragazzo che se ne va col mio telefono.
Mi ricordo Amsterdam.
Mi ricordo Milano.
Mi ricordo Napoli.
Mi ricordo Casablanca.
Mi ricordo Londra. E Boston.
Mi ricordo le sbarre, le chiavi, il comandante.
Mi ricordo quand’ero libero.
Hanno parlato Daniel, Youness e qualcun altro. Allora l’ho chiesto anche ad altri. Cosa ti ricordi.
Mi ricordo la scuola.
Mi ricordo l’infanzia.
Mi ricordo il calcio.
Mi ricordo la porta di casa.
Mi ricordo un fiume.
Mi ricordo il giorno che sono partita.
Mi ricordo il giorno che sono arrivata a Torino.
Mi ricordo l’anno che mi hanno bocciato.
Mi ricordo quando è nato mio fratello.
Mi ricordo il riso che mangiavo in Senegal.
Mi ricordo la Cresima, perché prima ero invisibile.
Mi ricordo mia mamma.
Mi ricordo mio nonno.
Mi ricordo un mio amico, a Genova. In carcere.
Mi ricordo il mio maestro. Me lo ricordo bene.
Mi ricordo mio nipote che muore.
Mi ricordo due settimane in ospedale.
Mi ricordo quando è morta mia nonna al paese. Me l’hanno detto al telefono.
Mi ricordo la galera.
Mi ricordo mia sorella.
Mi ricordo il diploma.
Mi ricordo l’esame di polizia il giorno dopo.
Mi ricordo quando mio fratello ha detto papà per la prima volta.
Mi ricordo una vita tranquilla.
Mi ricordo la cima di una montagna.
Mi ricordo la prima volta che sono salito a cavallo. L’ultima, anche.
Mi ricordo la prima volta al volante.
Mi ricordo la prima volta fuori dalla Sardegna.
Mi ricordo la mia prima pizza.
Mi ricordo il museo d’Orsai.
Mi ricordo la nave dove ho dato il primo bacio.
Mi ricordo la discoteca dove portavo la mia ragazza.
Mi ricordo il prato di casa a Brescia dove fai di tutto.
Mi ricordo il campo dove si gioca a calcio.
Mi ricordo Napoli.
Mi ricordo Ibiza.
Mi ricordo Rovigo.
Mi ricordo Marsiglia. Il Senegal. Parigi.
Mi ricordo il carcere. Il tintinnio delle chiavi, la foto di Daniel sul muro, i corridoi e i cancelli. E io dietro che aspetto.
Il passato però non basta. Abbiamo discusso su quello che c’è per loro che stanno dentro e per noi che stiamo fuori.
Abbiamo parlato del presente e l’abbiamo cercato in alcune parole che sono uscite per gioco e che per ognuno significavano qualcosa.
Il presente è questo: dire cos’è una cosa per noi, darle un altro nome.
Avventura è scappare.
Una scatola è quello che c’è dentro.
Un fiore è per una ragazza.
Paura è la notte, una malattia che non passa. Gli spiriti che tornano a trovarti.
Le voci sono sempre troppe. Quella bella è la voce di mia madre.
Sconfitta è quando siamo entrati in carcere.
Il sapore è quello delle cose che mi mancano.
Il nome è Anna.
Il ponte è un salto fatto come si deve.
Il castello sono mura di pietra e d’aria.
Le voci sono quello che si dice degli altri e le cose che gli altri dicono di me.
Il maestro a volte è una suora cattiva.
Il mare è una cosa lontana. É Napoli. É Genova. É tutta l’America.
Il sogno è una strada che si interrompe.
La sera sono gli amici.
Il labirinto è quando si è tossici.
Oblio è tutto quello che abbiamo lasciato.
Alla fine abbiamo guardato la parola “futuro”. Da molti occhi e molti sorrisi ho capito che è troppo uguale a “passato” e che di quello che verrà non c’è da fidarsi.
Ho chiesto a loro come fanno a sapere cosa fare, come comportarsi. In cosa credere. Abbiamo concordato che ci sono delle regole.
Le loro regole sono queste.
I NON VIOLENTARE chi non ha violentato
II NON UCCIDERE chi non ha fatto niente di male
III NON RUBARE se non ne hai bisogno
IV RISPETTA I GENITORI, la moglie, i figli
V DESIDERA LA DONNA D’ALTRI (tranne quella di tuo fratello)
VI DESIDERA LA ROBA DEGLI ALTRI, tutta
VII NON BESTEMMIARE
VIII COMMETTI ATTI IMPURI
IX NON INFAMARE
(OGNUNO SI PRENDA LE SUE RESPONSABILITÁ)X RICORDATI DI TENERE LA TESTA SULLE SPALLE, DI ESSERE FURBO SEMPRE
FREGA IL PROSSIMO TUO. LUI FARÁ LO STESSO CON TE.
Quest’anno è andata così. Sono stati beffardi e un po’ spietati a volte. Ma anche gentili, tutti occhi e orecchie e domande e confidenze.
Mi hanno adottato. E io so di non averli fregati.
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