Due storie apparentemente diverse, un unico libro, due ragazze e una grande amicizia che nasce dieci anni fa in una fabbrica tessile del Pakistan. Fatima e Maria, da piccole, sono state schiave: hanno vissuto la cattiveria di un padrone senza scrupoli, la fatica di lavorare quattordici ore al giorno per una misera paga, la privazione dell’infanzia, quella che spetta di diritto a ogni bambino. Erano amiche di Iqbal Masih, il giovane che ha lottato per la libertà dei bambini vittime della mafia tessile, e la cui vita è stata spezzata all’età di dodici. La colpa per cui Iqbal è morto era quella di sognare un mondo senza schiavitù, dove i bambini potessero giocare, studiare, senza essere costretti giorno e notte al telaio.

Ma Iqbal continua a vivere. Fatima e Maria, a dieci anni dalla sua morte, continuano a far volare il suo aquilone e a lottare per i suoi stessi ideali, Fatima in Italia dove è immigrata, Maria dal Pakistan. Entrambe impegnate in una lotta per i diritti dei minori. Fatima passando casualmente davanti a una fabbrica clandestina si trova a rivivere l’esperienza della sua infanzia. Qui incontra Moh, giovanissimo immigrato dalla pelle scura, e decide di salvarlo da un destino ormai segnato. Insieme andranno al Sud per ritrovare Youssuf, il fratello, raccoglitore di pomodori e schiavo a sua volta, ma nei campi italiani.

In un’altra parte del mondo, Maria nota che nella cittadina pakistana di Lahore in pochi giorni è comparso un edificio di otto piani. I figli della sua “mamma adottiva” vengono assunti nella fabbrica appena aperta  dai “diavoli occidentali”. Dai racconti dei ragazzi Maria scopre le condizioni in cui soprattutto le ragazze sono costretti a lavorare. Ci vorrà del tempo, ma Maria riuscirà a ottenere un’ordinanza del giudice per farla chiudere.

Due storie di coraggio e determinazione. Noi, che siamo nati dalla “parte giusta del mondo”, siamo molto più fortunati di quanto pensiamo. Semplici gesti, come ridere, correre, sono vietati alle donne che sono nate dalla “parte sbagliata”,  così come era vietato a Iqbal giocare con i suoi amici, così come tuttora molti bambini non hanno la possibilità di vivere una vita degna di essere chiamata tale. Ma forse non esiste una “parte sbagliata del mondo”. Anche qui, in Italia, molte persone vengono sfruttate, costrette a lavorare sotto il sole per ore, senza nemmeno essere sicuri di racimolare i soldi necessari per mangiare.

Fatima e Maria, personaggi di fantasia, non perdono le speranze e continuano a lottare. Noi, che non abbiamo nessun merito di essere dalla parte giusta, se lo vogliamo, possiamo fare la differenza. Quel famoso marchio a cui ora stai pensando, quello che vogliono tutti, quello che indossano tutti, è stato prodotto in una fabbrica costruita dal nulla in paesi orientali, proprio come quella che Maria sta cercando di far chiudere. L’immigrato contro cui stai gridando ha perso tutto quello che aveva, non ha più nulla, nemmeno un’identità, e ora si trova a lavorare nei campi di pomodori, sotto il sole, come il ragazzo che Fatima sta cercando.

Spesso basta anche solo un ‘no’ per ribaltare le cose.

Eleonora Mantovani, Liceo Scientifico Galileo Ferraris; Francesco Pizzorni, Liceo Scientifico Ettore Majorana. Tutor fuorilegge.