Elisa Castiglione Giudici, autrice de La ragazza che legge le nuvole, si mostra molto simpatica e socievole con i ragazzi venuti ad ascoltarla. Il libro racconta la storia di Leela che abbandona l’India per trasferirsi negli Stati Uniti con la sua famiglia, dove si trova ad affrontare una realtà molto diversa da quella del suo paese.

Elisa si è mostrata molto disponibile con noi dopo l’incontro e ha risposto volentieri alle domande che le abbiamo posto. «Da cosa o da chi ha avuto l’ispirazione per scrivere questo libro?» Io stessa ho vissuto la stessa esperienza della protagonista, trasferendomi da Varese a Boston.

E l’idea di leggere le nuvole che la nonna insegna alla protagonista della sua storia?

E’ un’idea che nasce dal contrasto tra il cielo dell’America, grigio e buio, e il cielo dell’India, lucente e molto colorato. Inoltre ho preso spunto dal gioco che tutti i bambini fanno, sdraiati sul prato: immaginare le forme delle nuvole.

Le ambientazioni “India-America” le ha scelte per un motivo particolare? Le ricordando qualcosa? Vivo da cinque anni nel New England e ho viaggiato molto in India, dove ho trovato un modo diverso di vivere e diverse atmosfere, molto differenti dalla mentalità più chiusa del N.E.

Perché ha scelto la figura della nonna come “guida”? Le ricorda in qualche modo la sua infanzia? I nonni sono un aggancio alla tradizione, creano stabilità nelle famiglie, dove molte volte essa non esiste. Sono una risorsa alle risposte che noi non sappiamo; conoscono meglio di noi i nostri genitori. In poche parole, i miei nonni sono stati fondamentali per me. In India (che sta cambiando) gli anziani mantengono vive le tradizioni e sono il ponte tra la cultura passata e la modernità.

Se dovesse dedicare il libro a qualcuno del presente, del passato o del futuro, reale o non, a chi lo dedicherebbe? Come ho scritto nella prima pagina, ho dedicato il libro a mio marito perché, facendo un mestiere solitario come la scrittrice, bisogna avere a fianco una persona che ti aiuti e ti sostenga sempre. Se dovessi dedicarlo ad altri, lo dedicherei ai ragazzi che hanno il coraggio di essere diversi e accolgono la sfida dell’integrazione, perché spesso, invece, si tende ad isolarsi.

Arianna Maretto e Chantal Bouvet SMS Caduti di Cefalonia