Oggi 16 Settembre, a Pordenone si è aperta per la sedicesima volta “Pordenonelegge”, la manifestazione che per cinque giorni anima la città offrendo un ampio e vario programma di incontri con autori e scrittori sia italiani che stranieri. L’evento di apertura ha avuto un protagonista d’eccellenza, Daniel Pennac, la cui intervista (seguita dal giornalista Fabio Gambaro, con cui l’autore ha collaborato per il nuovo libro “L’amico scrittore”) è stata preceduta dai ringraziamenti ai promotori di Pordenonelegge, nonché dal discorso del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Deborah Serracchiani, che ha sottolineato l’importanza della manifestazione, che da sempre promuove la cultura nel nostro territorio.
La prima domanda che è stata posta a Pennac (del tutto attinente con il tema dell’incontro, intitolato “L’Officina del romanziere”) riguarda la sua personale esperienza di scrittore, e in particolare gli incontri con i suoi lettori, essendo questi numerosissimi data la frequenza con cui l’autore francese partecipa ad eventi e manifestazioni letterarie come Pordenonelegge. Pennac ha raccontato dunque come incontrare il pubblico sia sempre un’esperienza piacevole, e come trovarsi in una sala “viva” e piena di gente che si scambia sguardi e parole sia estremamente in contrasto con l’attività dello scrittore, per il quale la solitudine è una costante.
La discussione poi procede con un interrogativo interessante che apre un dibattito tra lo scrittore e l’intervistatore: esistono il lettore o il critico ideale? Pennac riflette sul fatto che questi in realtà non siano altro che miti, e che lo scrittore, sapendo della loro inesistenza, ne è sempre alla ricerca quasi con un atteggiamento infantile. L’autore francese, di fronte alle numerose domande postegli sulla figura dello scrittore, spiega inoltre come nonostante gli scrittori siano tutti molto diversi tra loro, abbiano allo stesso tempo un desiderio e un bisogno comune: il desiderio di scrivere, che nasce dalla voglia di immergersi completamente nella lingua, e il bisogno di trasmettere ciò che è stato scritto a qualcun altro. Ma da dove nasce l’ispirazione per scrivere? Pennac racconta che, almeno secondo la sua personale esperienza, nella costruzione di un romanzo è impossibile rivolgersi ad un interlocutore particolare (al contrario della saggistica, per la quale rivolgersi a qualcuno è fondamentale per lo sviluppo del saggio in sé) in quanto la scrittura è un’attività estremamente intima e personale, dove il raccoglimento è fondamentale.
A questo punto Gambaro prova a strappare all’autore qualche dichiarazione sul nuovo libro, e non riuscendo nel suo tentativo, decide di coinvolgere allora Pennac su uno scottante tema di attualità: l’immigrazione. In particolare, Gambaro fa riferimento ai celebri romanzi del ciclo dei “Malaussene”, ambientati nella città di Belleville, le cui differenze culturali, etniche e religiose sono la principale caratteristica, e dove tutti convivono in modo solidale e pacifico. Lo scrittore riflette sul fatto che a Belleville ciò sia possibile perché fin da subito i ragazzi e i bambini sono stati abituati a comunicare, a confrontarsi l’uno con l’altro nonostante le diversità. Se l’Unione Europea, dice l’autore, alle sue origini avesse tentato (con programmi di scambio culturale e linguistico, ad esempio) di avvicinare il più possibile gli studenti e i ragazzi delle diverse nazionalità, forse oggi la comunità europea sarebbe più unita e pronta ad affrontare un problema come quello dell’immigrazione, e i suoi cittadini sarebbero pronti all’accoglienza.
Pennac infine sottolinea che l’idea che spesso si ha di questo problema è distorta dai mezzi d’informazione, che parlano di “ondate migratorie” e di “numeri spaventosi”, quando in realtà le proporzioni tra migranti e cittadini europei non sono affatto disastrose e ciò che è veramente spaventoso è quello che costringe la gente a fuggire dalle proprie terre d’origine, e dalle proprie case, in cerca di un futuro che nelle loro terre è negato dalla guerra o dalla povertà.
Chiara Cozzarini
Liceo scientifico M.Grigoletti, Pordenone
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