Se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno, diceva Gianni Rodari. Sul Natale non mi pronuncio, ma il miracolo l’abbiamo fatto anche senza tenerci per mano: un incontro in presenza. L’ultimo. Appena prima che la curva del covid tornasse critica e venissero adottate misure più stringenti.

Nel giorno del centesimo compleanno di un maestro senza cattedra.

Un miracolo, appunto. Lo scrittore, cioè io, al centro di un cerchio di sedie ben distanziate in un’aula magna. Tutti con le mascherine, eppure sorridenti. Poi c’erano i curiosi e gli imbarazzati, insomma il solito, adorabile pacchetto completo. Compreso il ghiaccio da rompere, stavolta un po’ più spesso, perché ci eravamo visti sì, ma solo in rete, tra video e piattaforme online, il che rende difficile una vera amicizia.

Però abbiamo recuperato in fretta. Siamo così, noi esseri umani: ci adattiamo nonostante tutto, e i giovani, molto più degli altri, hanno capacità di ripresa sorprendenti. Poche fisime mentali, tanta voglia di fare e andare avanti. Perciò dopo un quarto d’ora era un’alzata di mano continua: domande, racconti, io ho letto un libro spesso così, a me manca un capitolo ma Lampo mi è piaciuto tantissimo.

E io sempre al centro, a sorridere dietro la mascherina azzurra con il mio libro in mano, quasi fosse un amuleto per combattere le ombre che premono da fuori.

Ha funzionato, sapete? Abbiamo tenuto lontano i discorsi oscuri e parlato di cani viaggiatori, di cosa piace a uno scrittore; abbiamo fatto un viaggio nelle storie “moderne” scritte con inchiostro elettronico, che si possono anche leggere su uno schermo o ascoltare in cuffia, lette da qualcun altro. Che poi non è tanto nuovo come sistema, dato che le storie ce le tramandiamo così da tempo immemorabile.

A cambiare sono solo i supporti. La stessa cosa per il mondo là fuori: cambia, si trasforma, eppure noi abbiamo sempre bisogno di storie e narrazioni che ci accompagnano nei cambiamenti, che ci aiutano a capirli, ci incoraggiano. E se leggiamo di un bambino e un cane in viaggio senza una meta precisa, che superano difficoltà apparentemente insormontabili, allora possiamo anche affrontare gli ostacoli di questo rocambolesco anno scolastico di aperture e chiusure.

Possiamo sperare qualsiasi cosa. Io spero che i bambini della Primaria di Coggiola crescano restando tra i libri, sognando e imparando la grammatica della fantasia.

Andranno lontani? Faranno fortuna? Raddrizzeranno tutte le cose storte di questo mondo? Non lo sappiamo, perché stanno ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo auguragli, di tutto cuore: Buon viaggio!

Sì, sempre Rodari. Che ci indica la via migliore.

Daniele Nicastro