L’Istituto A. Volta di Alessandria si chiama anche scuola dell’aereo, perché quando arrivi trovi parcheggiato in giardino un F-86 K che da solo basta a ispirare scenari romanzeschi.
L’insegnante che mi accompagna in classe mi parla dei libri dati da leggere ai ragazzi, dell’equilibrio sempre precario tra i programmi scolastici e la lettura che deve scrollarsi di dosso l’aura punitiva da compito per casa. Penso di come, a volte, a fare la differenza nelle nostre vite sia un incontro, la capacità di alcuni insegnanti di mettere qualcosa in più dentro lo scambio codificato dall’istituzione. Dicono si chiami passione per l’insegnamento, ma forse è più semplicemente il bisogno di condividere ciò che ci ha emozionato, che è stato davvero importante per noi.
Che senso ha portare uno scrittore in classe? mi chiedo. E allora la risposta sta forse proprio in questo, nella volontà di far entrare la lettura e la scrittura da una porta di servizio che non ha tanto a che vedere con la conoscenza, ma piuttosto con l’emozione e il gioco (serio come tutti i veri giochi).
Provo a raccontare ai ragazzi come ho scritto il mio ultimo romanzo, perché l’ho ambientato a Trieste o perché ho scelto di raccontarlo in una strana prima persona. Immaginiamo insieme possibili soluzioni ai problemi posti dalla scrittura. Cerchiamo di capire quali sono i finali che ci piacciono e perché a volte i personaggi ci deludono.
Racconto come nasce un titolo e una copertina, e loro mi stupiscono dicendo che è sono importanti sì, ma per scegliere un libro conta di più iniziare a leggerlo.
Sono a un passo dal perdere la loro attenzione appena racconto una banalità o qualcosa di furbo. Cito i bestseller di cinque anni fa e loro non ne hanno mai sentito parlare, però conoscono Orwell e Dorian Gray. Capisco un errore su cui oggi si fonda molta editoria: abbassare il livello, offrire storie semplici raccontate con lingue piane e senza stile, mettere in scena il grado zero degli amori giovanili come vuole una certa narrativa “young adult” è una sciocchezza. I ragazzi sono più svegli e più rapidi, più selettivi. Alla lettura preferiscono decine di forme di narrazione sofisticate e affascinanti. Perché la letteratura li catturi deve offrire di più.
Così esco dall’aula, portandomi dietro la sensazione che più alto è il canestro più sarà divertente lanciarvi la palla, che Gregor Samsa possa avere la meglio sull’ultimo youtuber.
Non so se sia veramente così, ma scommettere su questa possibilità è di sicuro il gioco che vale la pena giocare.
Federica Manzon
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