Oltre alle associazioni terroristiche più note, che fanno parlare spesso di loro per i numerosi attentati, ce ne sono alcune meno conosciute ma altrettanto capaci di atrocità. Un esempio è il rapimento di 219 studentesse nigeriane avvenuto il 14 aprile 2014 da parte di Boko Haram, organizzazione terroristica che opera nel nord-est della Nigeria, che è stata il tema dell’incontro tenutosi in Sala dei Comuni il primo ottobre.
L’incontro è stato introdotto dal giornalista de Il Corriere della Sera Edoardo Vigna che, con gli ospiti internazionali intervistati, ha potuto raccogliere testimonianze dirette sull’attuale situazione in Nigeria.
Per lo scrittore tedesco Wolfgang Bauer il ricordo più forte corrisponde all’incontro con una giovane donna appena scappata dalla prigionia di Boko Haram, durante la quale ha avuto un figlio da un combattente; per lei questo neonato rappresenta le violenze e le umiliazioni subite e si pente di non aver avuto il coraggio necessario per ucciderlo. Issa Saibou (Università di Maroua, Camerun) e Natalie Roberts (Medici Senza Frontiere) raccontano invece che il loro ricordo più rappresentativo è stato vissuto all’interno di un campo di sfollati dove le condizioni di vita degradanti dei profughi sono in netto contrasto con i quartieri signorili delle grandi città del paese.
Alla domanda del moderatore se rimanesse ancora umanità in quella parte di mondo, la risposta è stata che la crudeltà è qualcosa di umano, e che, seguendo l’evoluzione dell’organizzazione, ci si rende conto di come Boko Haram operi: per ampliare la sua conquista, anche morale, non fa leva su discorsi astratti, ma su ciò che in quella zona si può realmente vedere, spacciandosi come unica via per la libertà e per il ritorno alla vecchia e ormai persa gloria delle tribù di un tempo.
Anna Civalleri, Liceo Classico Vittorio Alfieri
Filippo Moratelli, Redazione BookBlog
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