“Quando mia figlia Gioia mi fa delle domande non sempre sono in grado di rispondere, anzi molte volte le racconto delle storie, a volte vere a volte inventate, per saziare la sua curiosità. D’altronde tutti i bambini sono curiosi di scoprire come va il mondo e tutte le piccole cose che ci circondano.”
È così che Giuseppe Caliceti oggi ci presenta il suo libro “Miti Bambini” (Giunti), all’ incontro nello Spazio Stock, in compagnia di Paolo di Paolo e di due classi di quarta elementare pronte a bombardarli di domande. Al centro dell’incontro c’erano proprio le domande che i bambini fanno ai grandi, anche se non tutti gli adulti sono disposti a rispondere alle domande dei più piccoli, o semplicemente non sanno dare una spiegazione a quello che i propri figli o nipoti chiedono. Così, oggi che si ha la fortuna di avere Internet e i motori di ricerca, spesso per molte domande a cui né i grandi né i piccoli sanno dare una risposta ci si rivolge a Google, o meglio “Papà Gugol” (Bompiani), come il titolo del libro che Paolo di Paolo ha scritto per spiegare ai bambini quanto sia importante unire progresso e tecnologia con libri e passato.
“Il mio libro racconta la storia di due bambini come voi: Carlo ed Emilia. Carlo vive con i nonni in una casa piena di libri e di polvere. Emilia invece si è appena trasferita nel palazzo nuovo vicino alla casa di Carlo. Lei ed i suoi genitori vivono circondati dalla tecnologia. Entrambi i bambini vorrebbero vivere in modo diverso. Carlo vorrebbe conoscere di più i tablet ed i telefonini, mentre Emilia vorrebbe che i suoi genitori non le dicessero sempre “Chiedi a Gugol”. All’inizio la vita per Emilia e Carlo è noiosa, ma insieme scopriranno che tecnologia e libri possono essere divertenti, grazie anche all’ aiuto di Papà Gugol.”
I due autori ci hanno infatti insegnato che molto spesso gli adulti si dimenticano di essere stati bambini e che è facile dire ai propri figli di cercare su Internet le risposte a domande che possono sembrare banali, ma che questi a volte hanno solo bisogno di qualcuno che li prenda per mano, li faccia sedere sulle ginocchia, parli loro con dolcezza e faccia capire loro che siamo esseri umani, con o senza tecnologia, ma che soprattutto i genitori non sono come delle voci anonime che escono dagli elettrodomestici. Non ce ne rendiamo forse ancora conto, ma unendo passato e futuro tutto ci apparirà molto più interessante.
Emanuela Infante, Tutor Fuorilegge
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