Storie di bambine, ragazze, donne e nonne sono state raccontate in prima serata, il 18 Settembre presso il Teatro Verdi di Pordenone, da Concita De Gregorio. Storie raccolte durante un lavoro di due anni.
Il tutto è nato, racconta l’autrice, per una grandissima necessità di relazionarsi, di far veramente parte di un rapporto vis-à-vis con qualcuno, e il bisogno di ritrovare il tempo per condividere e ascoltare esperienze di una vita. Tutti questi elementi oramai nei nostri tempi sembrano svaniti nel nulla, “(…)quando facciamo domande, non ascoltiamo le risposte(…)è difficile vedere l’ascolto.”
L’arte dell’ascoltare ha subito un cambiamento radicale con l’avvento degli schermi che ogni giorno soffocano, senza che noi ce ne accorgiamo, le nostre esistenze.
Ma cosa pensano le ragazze di tutto ciò?
L’autrice accompagnata da un team al femminile, ho deciso di porre a 1000 donne, età compresa tra i 5 e i 95 anni, domande semplici, non giudicanti, e soprattutto che non avessero risposta; eppure le risposte, tante, diverse e uguali sono state tramutate in un unico testo, in un libro che “quando lo leggo mi riconosco in ciò che leggo: io leggo il libro e il libro mi legge, allora posso essere quella storia.”
Interessante è stato l’appunto della De Gregorio relativo a come la donna si sente a confronto con la società odierna, che è stato possibile scoprire proprio grazie al materiale raccolto durante le sue interviste. Sono due le costanti che una donna ha: il timore della solitudine, una solitudine che noi stessi ci creiamo, e l’ossessione del proprio corpo.
Invita dunque le ragazze (perché ragazze si rimane), di tutto il mondo, a essere ciò che nelle loro semplici vesti sono, senza dover pensare di soddisfare il giudizio delle persone circostanti.

Liliane Apetogbo, Liceo Michelangelo Grigoletti 5AEsa